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Immagine del redattoreSeneca

RIDATECI LA CITTÀ... E UNA VITA DECENTE

Da una parte Torino in ginocchio per il blocco quasi totale del trasporto pubblico, con scene apocalittiche di cittadini derubati del diritto di vivere normalmente e costretti a umilianti collette per dividersi le spese di un taxi. Dall’altra la surreale grancassa sfavillante della fiera finto-tennistica con limousine tirate a lucido per offrire i loro sontuosi sedili in pelle ai culetti muscolosi dei buffoni della racchetta che andavano ad allenarsi per il rutilante luna park delle Atp Finals.


Oggi 9 ottobre 2024 il quotidiano La Stampa dedica 28 pagine allo stratosferico evento degli eventi, alla magnifica sarabanda dello sport commerciale, all’abbagliante balletto griffato e strombazzante delle “Nitto Atp Finals”. Certamente un evento molto spettacolare. Soprattutto un grande business. E il business va bene, naturalmente, perché fa girare l’economia, essendone l’ingranaggio primario. Ma ventotto pagine stampate a favore di un circo mediatico ammantato della parola sport (solo “ammantato” perché lo sport vero sta nei campetti di periferia e nelle palestre olezzanti di sudore vero) dicono fin troppo bene quanto l’informazione stia rinunciando alla sua missione originaria, cioè informare, appunto.


Prendete le 28 pagine di esaltazione del baraccone Atp e paragonatele alle sole due colonnine a pagina 52 riservate al girone infernale causato ieri a Torino (come in gran parte delle città italiane) da uno sciopero dei trasporti pubblici fra i più devastanti e protervi degli ultimi tempi. Un’astensione dal lavoro che se n’è fregata bellamente dei cittadini normali che devono andare ogni giorno a lavorare affidandosi ai mezzi pubblici.



Sono stati l’86,6% i conducenti di Gtt (dato fornito dall’azienda stessa) aderenti alla protesta, con il risultato di ingorghi paurosi, anche in Barriera di Milano, lungo le solite direttrici che collegano il quartiere al centro della città. Un’altra giornata di mortificazione per tutte le persone semplici, che vivono della propria fatica quotidiana, che non possono permettersi il taxi (ieri 1.600 auto a pagamento schierate a Torino, il 20% in più della media) e che non possono permettersi nemmeno di restare a casa rinunciando al guadagno giornaliero con cui mettere un piatto a tavola di sera.


Mentre la gente si disperava alle fermate degli autobus, assaltando i pochi mezzi stracolmi che ogni tanto apparivano miracolosamente in mezzo a nebbia, smog e fiumane d’auto, l’organizzazione del concerto d’apertura delle Atp Finals procedeva allegramente, con gran tintinnio di campanelli e denaro. Infatti, nell’area intorno all’Inalpi Arena (dove alle 21 circa è cominciato lo show con impareggiabili eredi di Mina e Lucio Battisti quali Madame e Blanco) il caos ha raggiunto livelli spaventosi.



Al blocco dei mezzi pubblici si è aggiunta la chiusura di molte strade a causa del carnevale fuori stagione delle Atp. Risultato: ennesima catastrofe per l’esistenza ordinaria di chi non vedrà mai un incontro di tennis, ma ha dovuto buttare ore e ore della propria vita intrappolato nello smog e nel frastuono dei clacson.


Questa è la vita, questa è Torino: 28 pagine accumulate su una pagliacciata di otto ultramilionari in pantaloncini finemente sponsorizzati che si rimbalzano di qua e di là una pallina elasticizzata senza nemmeno il disturbo di raccoglierla perché a questo ci pensano i raccattapalle. La società e l'informazione continuano a trascurare con oscena faccia tosta gli uomini e le donne che davvero mandano avanti il Paese.


L'establishment politico-commerciale e l'informazione (chiamiamola ancora così) continuano a mettere in secondo piano coloro i quali - in silenzio, tutti i giorni - costruiscono l'ossatura autentica della società, italiana e torinese, con la loro pazienza, con la loro dignità e con le loro infinite lacrime trattenute a stento davanti a tanta incredibile stupidità umana.   

 

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