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Per la rinascita
di Barriera di Milano (Torino)
FACCIAMO BARRIERA
Il degrado si vince con la bellezza
"Pulchrior in terris nulla tabella foret" (Marziale)
QUOTIDIANO INDIPENDENTE, APOLITICO, APARTITICO
Settembre 2024
Uccisa dall'ex con il braccialetto elettronico
23.09.24 - Il 48enne di origini tunisine, accusato di aver accoltellato a morte l’ex moglie, davanti ai figli minori, aveva il braccialetto elettronico. Indossava il dispositivo dall’estate, quando il giudice aveva disposto il divieto di avvicinamento alla donna, una 35enne anche lei di origini tunisine, per episodi di violenza. Sono pertanto in corso accertamenti per capire cosa non abbia funzionato nel braccialetto.
L'uomo è stato arrestato dai carabinieri per strada mentre, inseguito dal figlio tredicenne, stava cercando di fuggire, dopo aver colpito con una coltellata al torace la ex moglie, che poi è morta in ospedale. Il delitto si è consumato lunedì 23 settembre, poco prima di mezzanotte, in un appartamento in via Cigna 66 dove la donna viveva con i due figli.
Il 48enne, che ora si trova in una cella del carcere Lorusso e Cutugno, sarà interrogato dal pm Giuseppe Drammis.
Leggi anche "Omicidio in via Cigna".
L'uomo è stato arrestato dai carabinieri per strada mentre, inseguito dal figlio tredicenne, stava cercando di fuggire, dopo aver colpito con una coltellata al torace la ex moglie, che poi è morta in ospedale. Il delitto si è consumato lunedì 23 settembre, poco prima di mezzanotte, in un appartamento in via Cigna 66 dove la donna viveva con i due figli.
Il 48enne, che ora si trova in una cella del carcere Lorusso e Cutugno, sarà interrogato dal pm Giuseppe Drammis.
Leggi anche "Omicidio in via Cigna".
Omicidio in via Cigna
22.09.24 - Accoltella a morte la ex moglie davanti ai figli, poi cerca di fuggire, ma i Carabinieri del Nucleo Radiomobile riescono a rintracciarlo e ad arrestarlo. L’ennesimo femminicidio si è consumato in via Cigna 66 tra i quartieri Barriera di Milano e Aurora, poco prima di mezzanotte.
L’uomo, un tunisino di 48 anni, si trova a casa della ex coniuge, una 35enne anche lei di origini tunisine. Tra i due scoppia una violenta lite per cause da accertare. Assistono alla scena i figli minori.
All’improvviso, secondo le prime ricostruzioni, lui, in preda a una furia omicida, afferra un coltello e colpisce al torace la donna. La figlia, una ragazzina di 12 anni, corre dai vicini per chiedere aiuto. A dare l’allarme sarebbero stati proprio loro.
A questo punto, il tunisino scappa di corsa in strada, inseguito dal figlio 13enne che si rivolge ai passanti affinché lo aiutino a fermare il padre. I carabinieri, giunti sul posto, riescono a bloccarlo ad alcune centinaia di metri dalla scena del crimine.
La donna viene soccorsa dalla Croce verde di Villastellone. Le sue condizioni sono disperate. I sanitari la trasportano all’ospedale San Giovanni Bosco, dove muore poco dopo.
Il 48enne ora si trova al carcere Lorusso e Cutugno.
L’uomo, un tunisino di 48 anni, si trova a casa della ex coniuge, una 35enne anche lei di origini tunisine. Tra i due scoppia una violenta lite per cause da accertare. Assistono alla scena i figli minori.
All’improvviso, secondo le prime ricostruzioni, lui, in preda a una furia omicida, afferra un coltello e colpisce al torace la donna. La figlia, una ragazzina di 12 anni, corre dai vicini per chiedere aiuto. A dare l’allarme sarebbero stati proprio loro.
A questo punto, il tunisino scappa di corsa in strada, inseguito dal figlio 13enne che si rivolge ai passanti affinché lo aiutino a fermare il padre. I carabinieri, giunti sul posto, riescono a bloccarlo ad alcune centinaia di metri dalla scena del crimine.
La donna viene soccorsa dalla Croce verde di Villastellone. Le sue condizioni sono disperate. I sanitari la trasportano all’ospedale San Giovanni Bosco, dove muore poco dopo.
Il 48enne ora si trova al carcere Lorusso e Cutugno.
Sequestrati studi dentistici gestiti da falsi medici
21.09.24 - Gestivano quattro studi odontoiatrici in Barriera di Milano e a Porta Palazzo senza avere la laurea in Odontoiatria e l’autorizzazione per l’esercizio della professione medica. Il loro giro di affari era di un milione di euro a partire dal 2023. Non a caso, dal momento che offrivano prestazioni a prezzi convenienti, grazie ai quali erano riusciti ad assicurarsi una bella clientela. Con l’operazione “Sorriso amaro” la Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla Procura, ha posto fine alle loro truffe.
Tre studi dentistici, aperti in diversi quartieri del capoluogo piemontese dagli stessi falsi professionisti, già erano stati individuati e fatti chiudere nel mese di aprile. Nonostante il primo sequestro, uno degli indagati aveva mantenuto i suoi clienti e riorganizzato l’attività sotto forma di società di capitali a lui intestata. Si trattava di una sorta di clinica poliambulatoriale dotata di un direttore sanitario all’interno della quale il finto medico, di fatto e in maniera autonoma, ha continuato a esercitare abusivamente la professione odontoiatrica.
L'inchiesta ha consentito di appurare che le prestazioni odontoiatriche svolte erano avvallate dal rilascio di certificati medici recanti prescrizioni terapeutiche e di medicinali, corredate del timbro di un inconsapevole professionista iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino, totalmente estraneo ai fatti.
Tre studi dentistici, aperti in diversi quartieri del capoluogo piemontese dagli stessi falsi professionisti, già erano stati individuati e fatti chiudere nel mese di aprile. Nonostante il primo sequestro, uno degli indagati aveva mantenuto i suoi clienti e riorganizzato l’attività sotto forma di società di capitali a lui intestata. Si trattava di una sorta di clinica poliambulatoriale dotata di un direttore sanitario all’interno della quale il finto medico, di fatto e in maniera autonoma, ha continuato a esercitare abusivamente la professione odontoiatrica.
L'inchiesta ha consentito di appurare che le prestazioni odontoiatriche svolte erano avvallate dal rilascio di certificati medici recanti prescrizioni terapeutiche e di medicinali, corredate del timbro di un inconsapevole professionista iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino, totalmente estraneo ai fatti.
Scontro tra auto e monopattino
17.09.24 - E’ successo per l’ennesima volta che un monopattino è stato coinvolto in un incidente sotto il cielo di Barriera. Nella mattina una Punto grigia sta percorrendo il controviale di corso Vigevano quando all’improvviso si trova davanti uno di quei mezzi a due ruote, all’altezza di via Banfo. Non riesce a evitarlo. La botta è violenta. Il conducente finisce a terra davanti a un furgone di un’azienda di traslochi, parcheggiato vicino alla banchina. Si capisce fin da subito che se l’è vista brutta.
Sul posto arriva la Croce verde di Villastellone. Il ferito, un 35enne, viene trasportato in codice rosso all’Ospedale San Giovanni Bosco. Forse ha riportato un trauma cranico mentre l’automobilista è rimasto illeso.
La dinamica dell’incidente ancora non è stata chiarita, ma la Polizia locale, intervenuta con tre pattuglie, sta raccogliendo tutti gli elementi utili per la ricostruzione dell’accaduto. Una delle ipotesi è che l’uomo in monopattino si sia immesso da via Banfo nel controviale di corso Vigevano senza dare la precedenza alla Punto grigia.
Sul posto arriva la Croce verde di Villastellone. Il ferito, un 35enne, viene trasportato in codice rosso all’Ospedale San Giovanni Bosco. Forse ha riportato un trauma cranico mentre l’automobilista è rimasto illeso.
La dinamica dell’incidente ancora non è stata chiarita, ma la Polizia locale, intervenuta con tre pattuglie, sta raccogliendo tutti gli elementi utili per la ricostruzione dell’accaduto. Una delle ipotesi è che l’uomo in monopattino si sia immesso da via Banfo nel controviale di corso Vigevano senza dare la precedenza alla Punto grigia.
Inchiodato l'aggressore della dottoressa
12.09.24 - E’ durata poche ore la caccia all’uomo che lunedì 9 settembre, intorno alle 7,40, davanti all’ospedale San Giovanni Bosco, ha aggredito, come se fosse stato in preda a una furia omicida, una dottoressa mentre stava andando al lavoro. Si tratta di un nigeriano di 28 anni che è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Gli uomini del Commissariato Barriera di Milano sono riusciti a inchiodarlo nel primo pomeriggio, in via Palestrina, grazie alla descrizione fornita dalla vittima.
Resta da capire il movente che lo ha spinto a compiere un gesto così efferato. A quanto pare non avrebbe avanzato alcuna richiesta di denaro. Avrebbe aggredito la donna, tentando più volte di accoltellarla, senza poi cercare di impossessarsi della borsetta quando è finita al suolo.
La violenza si è consumata in pochi minuti. La donna sta per entrare al San Giovanni Bosco dove lavora. Il giovane si avvicina, senza dire una sola parola, tira fuori un coltello dal borsello e inizia a sferrarle fendenti. Cerca di colpirla all’addome, ma lei riesce a schermirsi con la borsetta. Per evitare le coltellate cade per terra e lo tiene lontano scalciando. Poi se la dà a gambe, correndo tra le auto, inseguita da lui, finché non trova riparo all’interno dell’ospedale.
A quel punto il malintenzionato si dà alla fuga, facendo perdere le tracce. La dottoressa, che ha riportato alcune escoriazioni a una gamba e all’addome e lesioni a una mano, viene medicata al Pronto Soccorso. Agli inquirenti fornisce un identikit del suo aggressore molto dettagliato. Partono subito le ricerche. Poco dopo le 14,30 una pattuglia della Polizia, di servizio nel quartiere al fianco dell’Esercito, lo vede in via Palestrina e lo riconosce perché indossa ancora gli abiti del mattino.
Sul posto arrivano gli uomini del Commissariato Barriera di Milano che lo fermano per sottoporlo a perquisizione. Lui reagisce, ingaggia una colluttazione nel corso della quale un poliziotto riporta un’abrasione a una mano. Tutto inutile. Per il malvivente scattano le manette.
Resta da capire il movente che lo ha spinto a compiere un gesto così efferato. A quanto pare non avrebbe avanzato alcuna richiesta di denaro. Avrebbe aggredito la donna, tentando più volte di accoltellarla, senza poi cercare di impossessarsi della borsetta quando è finita al suolo.
La violenza si è consumata in pochi minuti. La donna sta per entrare al San Giovanni Bosco dove lavora. Il giovane si avvicina, senza dire una sola parola, tira fuori un coltello dal borsello e inizia a sferrarle fendenti. Cerca di colpirla all’addome, ma lei riesce a schermirsi con la borsetta. Per evitare le coltellate cade per terra e lo tiene lontano scalciando. Poi se la dà a gambe, correndo tra le auto, inseguita da lui, finché non trova riparo all’interno dell’ospedale.
A quel punto il malintenzionato si dà alla fuga, facendo perdere le tracce. La dottoressa, che ha riportato alcune escoriazioni a una gamba e all’addome e lesioni a una mano, viene medicata al Pronto Soccorso. Agli inquirenti fornisce un identikit del suo aggressore molto dettagliato. Partono subito le ricerche. Poco dopo le 14,30 una pattuglia della Polizia, di servizio nel quartiere al fianco dell’Esercito, lo vede in via Palestrina e lo riconosce perché indossa ancora gli abiti del mattino.
Sul posto arrivano gli uomini del Commissariato Barriera di Milano che lo fermano per sottoporlo a perquisizione. Lui reagisce, ingaggia una colluttazione nel corso della quale un poliziotto riporta un’abrasione a una mano. Tutto inutile. Per il malvivente scattano le manette.
Un monopattino li investe sul marciapiedi
12.09.24 - Sfrecciano sui marciapiedi a gran velocità, non si fermano con il semaforo rosso e nemmeno rallentano in prossimità delle strisce pedonali, zigzagano tra le auto e spesso non rispettano i diritti di precedenza. Perlopiù i conducenti di monopattino sono senza regole, basta farsi un giro per strada per rendersene conto. Quasi ogni giorno in Barriera sono causa di incidenti. L’ultimo si è consumato oggi.
Intorno alle 12, c’è una mamma che con il suo bambino sta passando davanti all’Ekom di corso Giulio Cesare. Sono sul marciapiedi dove teoricamente i pedoni non dovrebbero correre alcun rischio di essere investiti da mezzi con le ruote. Invece no, non è così. All’improvviso arriva il solito sconsiderato in monopattino che del Codice della strada se ne fa un baffo. Neanche il tempo di vederlo che già la giovane donna centroafricana, per mano al figlioletto, se lo trova addosso. Il colpo la fa cadere per terra, battendo una forte sederata.
Viene soccorsa da alcuni cittadini. Niente di grave, per fortuna. Non si rende nemmeno necessario chiamare l’ambulanza perché la donna non ha riportato ferite. A farci la segnalazione la capogruppo di FdI in Circoscrizione 6 Verangela Marino che commenta: “L'individuo a bordo del monopattino si è immediatamente dileguato, senza nemmeno fermarsi per soccorrere la donna. Gli incidenti di questo tipo avvengono ormai ogni giorno e sotto gli occhi tutti. E nessuno dice niente. Per questo chiedo alla Città di Torino di intervenire subito al fine di evitare che prima o poi ci scappi il morto”.
Intorno alle 12, c’è una mamma che con il suo bambino sta passando davanti all’Ekom di corso Giulio Cesare. Sono sul marciapiedi dove teoricamente i pedoni non dovrebbero correre alcun rischio di essere investiti da mezzi con le ruote. Invece no, non è così. All’improvviso arriva il solito sconsiderato in monopattino che del Codice della strada se ne fa un baffo. Neanche il tempo di vederlo che già la giovane donna centroafricana, per mano al figlioletto, se lo trova addosso. Il colpo la fa cadere per terra, battendo una forte sederata.
Viene soccorsa da alcuni cittadini. Niente di grave, per fortuna. Non si rende nemmeno necessario chiamare l’ambulanza perché la donna non ha riportato ferite. A farci la segnalazione la capogruppo di FdI in Circoscrizione 6 Verangela Marino che commenta: “L'individuo a bordo del monopattino si è immediatamente dileguato, senza nemmeno fermarsi per soccorrere la donna. Gli incidenti di questo tipo avvengono ormai ogni giorno e sotto gli occhi tutti. E nessuno dice niente. Per questo chiedo alla Città di Torino di intervenire subito al fine di evitare che prima o poi ci scappi il morto”.
Ritrovate bici rubate
11.09.24 - Un uomo ferma una volante del Commissariato Barriera di Milano, chiedendo agli agenti di aiutarlo a recuperare due biciclette che gli sono state rubate giorni prima in corso Traiano. Su una aveva installato un dispositivo air-tag con il quale è riuscito a geolocalizzarla in corso Vercelli.
Seguendo le indicazioni del localizzatore, i poliziotti in compagnia del derubato raggiungono l’indirizzo suggerito. Il sonoro del dispositivo li porta davanti a una cantina che, da una ricerca, risulta di proprietà di una persona deceduta. Gli agenti scoprono però che l’immobile viene utilizzato da un marocchino di 42 anni.
Nella cantina sono nascoste nove biciclette per un valore complessivo di 25mila euro. Delle due rubate in corso Traiano ne viene trovata una soltanto, subito restituita alla vittima del furto che, grazie all’air-tag, ha permesso il recupero del bottino. Una seconda bicicletta da 7mila euro viene successivamente riconsegnata al proprietario e, poi, nei giorni successivi, altre quattro tornano alle persone a cui erano state sottratte.
“Si invitano, pertanto, coloro che riconoscano la proprietà delle tre biciclette in foto, delle quali non è ancora stata individuata la titolarità, a contattare il Commissariato di Polizia Barriera Milano (011 2404411) – spiega un comunicato della Questura -. Le foto sono anche state inserite per la consultazione nella bacheca degli oggetti ritrovati, nella sezione oggetti recuperati: https://questure.poliziadistato.it/it/servizio/oggettirubati”.
Seguendo le indicazioni del localizzatore, i poliziotti in compagnia del derubato raggiungono l’indirizzo suggerito. Il sonoro del dispositivo li porta davanti a una cantina che, da una ricerca, risulta di proprietà di una persona deceduta. Gli agenti scoprono però che l’immobile viene utilizzato da un marocchino di 42 anni.
Nella cantina sono nascoste nove biciclette per un valore complessivo di 25mila euro. Delle due rubate in corso Traiano ne viene trovata una soltanto, subito restituita alla vittima del furto che, grazie all’air-tag, ha permesso il recupero del bottino. Una seconda bicicletta da 7mila euro viene successivamente riconsegnata al proprietario e, poi, nei giorni successivi, altre quattro tornano alle persone a cui erano state sottratte.
“Si invitano, pertanto, coloro che riconoscano la proprietà delle tre biciclette in foto, delle quali non è ancora stata individuata la titolarità, a contattare il Commissariato di Polizia Barriera Milano (011 2404411) – spiega un comunicato della Questura -. Le foto sono anche state inserite per la consultazione nella bacheca degli oggetti ritrovati, nella sezione oggetti recuperati: https://questure.poliziadistato.it/it/servizio/oggettirubati”.
Foglio di via per organizzatore ronde
11.09.24 - Per un anno il tiktoker ed ex pugile Franco Masciandaro, noto come Frank Mascia, non potrà entrare nel capoluogo piemontese. Nei suoi confronti è stato emesso dalla Questura di Torino un foglio di via, riguardante il territorio della città, perché, secondo gli inquirenti, sarebbe colpevole, di avere organizzato le ronde che durante l’estate hanno avuto come teatro alcuni quartieri in cui lo spaccio la fa da padrone, tra cui Barriera di Milano.
Indagato insieme ad altre due persone, Mascia, che risiede in un comune dell’hinterland torinese, per la durata del provvedimento, potrà ritornare a Torino soltanto con preventiva autorizzazione.
Il protagonista di numerosi video su TikTok è stato raggiunto dal divieto proprio pochi giorni dopo aver promosso sui social la manifestazione “Stop degrado” che dovrebbe tenersi il 13 settembre in piazza Castello.
Il provvedimento si inserisce nell’ambito dell’indagine che ha portato Polizia e Digos a eseguire perquisizioni nelle abitazioni dei tre indagati. In quell’occasione furono sequestrati un tirapugni, una pistola a salve con relative munizioni, un distintivo simile a quello utilizzato dalle forze di polizia oltre all’abbigliamento che potrebbe essere stato utilizzato nel corso delle attività illecite per cui si sta procedendo.
Indagato insieme ad altre due persone, Mascia, che risiede in un comune dell’hinterland torinese, per la durata del provvedimento, potrà ritornare a Torino soltanto con preventiva autorizzazione.
Il protagonista di numerosi video su TikTok è stato raggiunto dal divieto proprio pochi giorni dopo aver promosso sui social la manifestazione “Stop degrado” che dovrebbe tenersi il 13 settembre in piazza Castello.
Il provvedimento si inserisce nell’ambito dell’indagine che ha portato Polizia e Digos a eseguire perquisizioni nelle abitazioni dei tre indagati. In quell’occasione furono sequestrati un tirapugni, una pistola a salve con relative munizioni, un distintivo simile a quello utilizzato dalle forze di polizia oltre all’abbigliamento che potrebbe essere stato utilizzato nel corso delle attività illecite per cui si sta procedendo.
Maxi rissa per strada, l'ira di Petrarulo
11.09.24 - Ennesima rissa tra nordafricani sotto il cielo di Barriera di Milano e Aurora. Solite scene che ormai sono all’ordine del giorno, soprattutto nelle ore serali o di notte, e che i residenti sono stanchi di vedere e anche di subire perché il rischio è di esserne coinvolti accidentalmente, mentre si cammina per strada, a pochi passi dalla propria abitazione. La segnalazione ci arriva dal responsabile Sicurezza di Forza Italia Torino Raffaele Petrarulo, già consigliere comunale, che inoltre ci ha inviato la documentazione fotografica.
Il fatto accade alle 19 di martedì 10 settembre. Teatro del litigio violento è ancora una volta la zona sul confine tra Barriera e Aurora. I protagonisti sono almeno sette uomini che si accapigliano nel dehors di un bar di corso Novara, poco lontano da corso Giulio Cesare. Si sferrano pugni, fanno volare in aria le sedie, mettendo in pericolo l’incolumità di chi sta passando per caso da quelli parti.
“Sono stati cinque minuti di intensa guerriglia – racconta Petrarulo -. Abbiamo chiamato il 112, ma per lungo tempo non si è vista nessuna pattuglia. La Polizia è poi arrivata dopo l’ambulanza, almeno venti minuti dopo l’accaduto”. L’intervento del 118 si è reso necessario perché i facinorosi si sono letteralmente picchiati a sangue, senza alcuna pietà, proprio per farsi del male.
Il dirigente forzista non ha dubbi: ci sono leggi troppo blande che premiano chi delinque e non lo puniscono seriamente. “Con le attuali leggi i recidivi e gli irregolari, che commettono e reiterano gli stessi reati, sono lasciati liberi di tornare immediatamente in azione sul territorio” afferma.
Chi vive, lavora o frequenta Barriera e Aurora da troppo tempo si sente ostaggio del degrado e della criminalità e invoca l’aiuto delle istituzioni. Per Petrarulo il quadro non potrà che peggiorare. “Occorrono mezzi adeguati e proporzionati alla situazione che sta diventando sempre più emergenziale – conclude -. L'Esercito, le forze dell’ordine e la polizia locale insieme comincino a pattugliare a piedi e a verificare le attività commerciali presenti nelle zone a rischio. Devono essere controllate le autorizzazioni, le licenze in generale e le Utif per chi vende alcolici. I controlli vanno estesi a chi frequenta i bar e gli esercizi commerciali che sono aperti fino alle 24. Le multe non bastano, anche perché sono pochi quelli che le pagano. Occorre procedere con le chiusure temporanee nei confronti di chi non è in regola e soprattutto di quegli esercizi già oggetto di richiami o che in passato hanno commesso gravi manchevolezze”.
Il fatto accade alle 19 di martedì 10 settembre. Teatro del litigio violento è ancora una volta la zona sul confine tra Barriera e Aurora. I protagonisti sono almeno sette uomini che si accapigliano nel dehors di un bar di corso Novara, poco lontano da corso Giulio Cesare. Si sferrano pugni, fanno volare in aria le sedie, mettendo in pericolo l’incolumità di chi sta passando per caso da quelli parti.
“Sono stati cinque minuti di intensa guerriglia – racconta Petrarulo -. Abbiamo chiamato il 112, ma per lungo tempo non si è vista nessuna pattuglia. La Polizia è poi arrivata dopo l’ambulanza, almeno venti minuti dopo l’accaduto”. L’intervento del 118 si è reso necessario perché i facinorosi si sono letteralmente picchiati a sangue, senza alcuna pietà, proprio per farsi del male.
Il dirigente forzista non ha dubbi: ci sono leggi troppo blande che premiano chi delinque e non lo puniscono seriamente. “Con le attuali leggi i recidivi e gli irregolari, che commettono e reiterano gli stessi reati, sono lasciati liberi di tornare immediatamente in azione sul territorio” afferma.
Chi vive, lavora o frequenta Barriera e Aurora da troppo tempo si sente ostaggio del degrado e della criminalità e invoca l’aiuto delle istituzioni. Per Petrarulo il quadro non potrà che peggiorare. “Occorrono mezzi adeguati e proporzionati alla situazione che sta diventando sempre più emergenziale – conclude -. L'Esercito, le forze dell’ordine e la polizia locale insieme comincino a pattugliare a piedi e a verificare le attività commerciali presenti nelle zone a rischio. Devono essere controllate le autorizzazioni, le licenze in generale e le Utif per chi vende alcolici. I controlli vanno estesi a chi frequenta i bar e gli esercizi commerciali che sono aperti fino alle 24. Le multe non bastano, anche perché sono pochi quelli che le pagano. Occorre procedere con le chiusure temporanee nei confronti di chi non è in regola e soprattutto di quegli esercizi già oggetto di richiami o che in passato hanno commesso gravi manchevolezze”.
Ancora violenze davanti al San Giovanni Bosco
09.09.24 - Tenta di accoltellarla davanti all’ospedale San Giovanni Bosco ma la donna reagisce e riesce a mettersi in salvo. Dell’assalitore poi si perdono le tracce. Cosa lo abbia spinto a compiere un gesto così efferato, come se fosse stato in preda a una furia omicida, resta per ora ignoto. Perché a quanto pare non avrebbe avanzato richiesta di denaro né cercato di impossessarsi della borsetta quando è finita al suolo.
l fatto è avvenuto intorno alle 7,40. A quell’ora la donna, una dottoressa di trent’anni, sta andando al lavoro. Il giovane si avvicina, tira fuori un coltello e inizia a sferrarle fendenti. Cerca di colpirla all’addome, ma lei riesce a schermirsi con la borsetta. Per evitare le coltellate cade per terra e scalciando lo tiene lontano per poi darsela a gambe tra le auto, inseguita da lui, finché non trova riparo all’interno del Pronto soccorso.
Un collega assiste alla scena e chiama il 112. Ma intanto il malintenzionato si dà alla fuga e quando la polizia giunge sul posto è troppo tardi per individuarlo benché sia scappato a piedi. A restituire la sua immagine agli inquirenti saranno le telecamere di videosorveglianza, oltre alla descrizione fornita dalla dottoressa. Soltanto i frame raccolti dall’occhio elettronico potranno permettere alle forze dell’ordine di trovarlo e inchiodarlo.
La dottoressa, poi medicata al Pronto Soccorso, ha riportato alcune escoriazioni a una gamba e all’addome e lesioni a una mano. Inutile dire che lo spavento è stato enorme. A salvarla senza alcun dubbio la sua prontezza di riflessi.
l fatto è avvenuto intorno alle 7,40. A quell’ora la donna, una dottoressa di trent’anni, sta andando al lavoro. Il giovane si avvicina, tira fuori un coltello e inizia a sferrarle fendenti. Cerca di colpirla all’addome, ma lei riesce a schermirsi con la borsetta. Per evitare le coltellate cade per terra e scalciando lo tiene lontano per poi darsela a gambe tra le auto, inseguita da lui, finché non trova riparo all’interno del Pronto soccorso.
Un collega assiste alla scena e chiama il 112. Ma intanto il malintenzionato si dà alla fuga e quando la polizia giunge sul posto è troppo tardi per individuarlo benché sia scappato a piedi. A restituire la sua immagine agli inquirenti saranno le telecamere di videosorveglianza, oltre alla descrizione fornita dalla dottoressa. Soltanto i frame raccolti dall’occhio elettronico potranno permettere alle forze dell’ordine di trovarlo e inchiodarlo.
La dottoressa, poi medicata al Pronto Soccorso, ha riportato alcune escoriazioni a una gamba e all’addome e lesioni a una mano. Inutile dire che lo spavento è stato enorme. A salvarla senza alcun dubbio la sua prontezza di riflessi.
Spari nella notte contro un barber shop
07.09.24 - Quando hanno sentito il rumore degli spari, poco dopo le 21,30 di venerdì 6 settembre, i residenti si sono spaventati non poco. Subito hanno pensato che in strada qualcuno fosse stato ferito o anche peggio, magari in seguito a un litigio o per un regolamento di conti. D’altra parte le risse sotto il cielo di Barriera sono piuttosto frequenti.
E invece no. I proiettili, sette in tutto, sono stati esplosi contro la serranda abbassata, data l’ora, del negozio "Barber Shop Andrea" di via Paisiello, poco lontano da piazza Respighi. L’hanno perforata e sono riusciti a raggiungere la vetrina e a danneggiarla.
In base alle prime ricostruzioni gli sparatori sarebbero almeno due perché pare che per effettuare il raid siano state utilizzate armi diverse. Secondo alcuni testimoni, si sarebbero poi dileguati in sella a una moto.
Come spiega la capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 Verangela Marino, che ha fatto la segnalazione e raccolto le immagini, Andrea, il titolare, si è accorto del fattaccio nella mattinata di sabato 7. al momento dell’apertura, e ha chiamato subito la Polizia. Che ora sta indagando sull’accaduto grazie anche ai rilievi effettuati dalla Scientifica.
“Andrea è una persona perbene che manda avanti l’attività da circa trent’anni. Sia lui che i suoi dipendenti sono stati sempre molto benvoluti e stimati da chiunque in Barriera, dai residenti come dai commercianti – spiega Marino -. Tutto quel che chiedono adesso è che vengano effettuati più controlli in modo da garantire più sicurezza ai cittadini. Atti criminali come questo mettono in serio pericolo l’incolumità di chiunque viva o lavori nel quartiere. Nessuno si è fatto male, ma poteva andare molto peggio”.
E invece no. I proiettili, sette in tutto, sono stati esplosi contro la serranda abbassata, data l’ora, del negozio "Barber Shop Andrea" di via Paisiello, poco lontano da piazza Respighi. L’hanno perforata e sono riusciti a raggiungere la vetrina e a danneggiarla.
In base alle prime ricostruzioni gli sparatori sarebbero almeno due perché pare che per effettuare il raid siano state utilizzate armi diverse. Secondo alcuni testimoni, si sarebbero poi dileguati in sella a una moto.
Come spiega la capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 Verangela Marino, che ha fatto la segnalazione e raccolto le immagini, Andrea, il titolare, si è accorto del fattaccio nella mattinata di sabato 7. al momento dell’apertura, e ha chiamato subito la Polizia. Che ora sta indagando sull’accaduto grazie anche ai rilievi effettuati dalla Scientifica.
“Andrea è una persona perbene che manda avanti l’attività da circa trent’anni. Sia lui che i suoi dipendenti sono stati sempre molto benvoluti e stimati da chiunque in Barriera, dai residenti come dai commercianti – spiega Marino -. Tutto quel che chiedono adesso è che vengano effettuati più controlli in modo da garantire più sicurezza ai cittadini. Atti criminali come questo mettono in serio pericolo l’incolumità di chiunque viva o lavori nel quartiere. Nessuno si è fatto male, ma poteva andare molto peggio”.
Controlli straordinari del territorio, due arresti
04.09.24 - Due uomini sono finiti in manette nel corso di un controllo straordinario del territorio ad alto impatto, effettuato da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia municipale con il coordinamento del Commissariato Barriera di Milano.
Uno dei due è stato fermato dai poliziotti in via Spontini angolo via Montanaro. Aveva con sé una sessantina di grammi tra hashish, marijuana e crack. Dovrà rispondere dell’accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’altro uomo invece, già sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, è finito in carcere per inasprimento della misura cautelare.
Vicino ai Giardini Sempione a una persona trovata alla guida di un veicolo non assicurato e senza patente è stata inflitta una contravvenzione per violazione del Codice della Strada. Le forze dell’ordine hanno inoltre provveduto a sequestrare l’auto.
Dal canto loro i Carabinieri si sono concentrati sui controlli di tre esercizi commerciali, due sono stati sanzionati per violazioni amministrative e dovranno pagare 3000 euro ciascuno. Non solo. In uno dei due locali pubblici, sono stati anche sequestrati 260 chili di alimenti mal conservati.
Infine, sono 28 le persone identificate durante l’operazione a cui hanno pure preso parte il Reparto Prevenzione Crimine “Piemonte” e le unità cinofile.
Uno dei due è stato fermato dai poliziotti in via Spontini angolo via Montanaro. Aveva con sé una sessantina di grammi tra hashish, marijuana e crack. Dovrà rispondere dell’accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’altro uomo invece, già sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, è finito in carcere per inasprimento della misura cautelare.
Vicino ai Giardini Sempione a una persona trovata alla guida di un veicolo non assicurato e senza patente è stata inflitta una contravvenzione per violazione del Codice della Strada. Le forze dell’ordine hanno inoltre provveduto a sequestrare l’auto.
Dal canto loro i Carabinieri si sono concentrati sui controlli di tre esercizi commerciali, due sono stati sanzionati per violazioni amministrative e dovranno pagare 3000 euro ciascuno. Non solo. In uno dei due locali pubblici, sono stati anche sequestrati 260 chili di alimenti mal conservati.
Infine, sono 28 le persone identificate durante l’operazione a cui hanno pure preso parte il Reparto Prevenzione Crimine “Piemonte” e le unità cinofile.
Pusher pizzicato dalla Polizia in corso Taranto
04.09.24 - La volante del Commissariato Barriera di Milano, di passaggio in corso Taranto, nota lungo la strada un uomo con fare sospetto e per questo deicide di sottoporlo a un controllo. È evidentemente nervoso e insiste gli agenti affinché lo lascino andare via. C’è un motivo preciso. Sta nascondendo negli slip un panetto di hashish del peso di 100 grammi.
I poliziotti, dubitando che possa trattarsi di un pusher, decidono di perquisire anche la casa del giovane, un marocchino di 22 anni. Occultati nell’armadio trovano altri 9 panetti di hashish, per un peso superiore agli 860 grammi. Su una mensola, invece, rinvengono due involucri termosaldati contenenti cocaina. Oltre allo stupefacente, gli agenti sequestrano anche un bilancino di precisione.
Per il 22enne scattano le manette con l’accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.
I poliziotti, dubitando che possa trattarsi di un pusher, decidono di perquisire anche la casa del giovane, un marocchino di 22 anni. Occultati nell’armadio trovano altri 9 panetti di hashish, per un peso superiore agli 860 grammi. Su una mensola, invece, rinvengono due involucri termosaldati contenenti cocaina. Oltre allo stupefacente, gli agenti sequestrano anche un bilancino di precisione.
Per il 22enne scattano le manette con l’accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.
Arresto per tentato furto in centro anziani
04.09.24 - Poco dopo le tre di notte, un residente in via Pertengo viene svegliato da rumori metallici provenienti dalla strada. Dalla finestra di casa vede un uomo intento a scavalcare la recinzione del centro anziani. Non c’è dubbio che si tratta di un intruso perché si avvicina a una finestra e la forza.
Il cittadino chiama il 112. Sul posto arriva una volante. Agli agenti il malintenzionato racconta di essere in cerca di un posto dove dormire. Ma è chiaro che sta mentendo perché nello zaino nasconde numerosi arnesi da scasso. Non solo. Nel corso dell’ispezione della struttura gli agenti trovano serrature forzate, porte danneggiate e telai divelti e, in un locale utilizzato come deposito, gli armadietti sono stati scassinati e aperti.
L’uomo è un marocchino di 28 anni che finisce in manette con l’accusa di tentato furto.
Il cittadino chiama il 112. Sul posto arriva una volante. Agli agenti il malintenzionato racconta di essere in cerca di un posto dove dormire. Ma è chiaro che sta mentendo perché nello zaino nasconde numerosi arnesi da scasso. Non solo. Nel corso dell’ispezione della struttura gli agenti trovano serrature forzate, porte danneggiate e telai divelti e, in un locale utilizzato come deposito, gli armadietti sono stati scassinati e aperti.
L’uomo è un marocchino di 28 anni che finisce in manette con l’accusa di tentato furto.
Tentata estorsione al ristorante cinese
02.09.24 - Un uomo entra in un ristorante cinese nel pomeriggio e minaccia il titolare per estorcergli soldi. “Dammi 3mila euro, altrimenti ti spacco tutto e domani poi me ne darai altri 5mila”, le sue parole, pronunciate con tono intimidatorio. Il locale preso di mira si trova sul confine tra i quartieri Aurora e Barriera.
Di fronte al rifiuto del gestore, l’uomo in preda all’ira scaglia in aria tavoli e sedie, causando seri danni agli arredi. Senza perdere tempo, la vittima chiama il 112. Sul posto giunge la pattuglia della Radiomobile dei Carabinieri. I militari trovano il malintenzionato riverso a suolo, apparentemente privo di sensi. È anche lui di origini cinesi, ha 49 anni.
Sopposto ad accertamenti dai sanitari, risulta in buone condizioni di salute. Secondo gli inquirenti si sarebbe buttato sul pavimento per inscenare un’aggressione da parte del titolare del ristorante. Per lui sono scattate le manette con l’accusa di tentata estorsione e danneggiamento.
Di fronte al rifiuto del gestore, l’uomo in preda all’ira scaglia in aria tavoli e sedie, causando seri danni agli arredi. Senza perdere tempo, la vittima chiama il 112. Sul posto giunge la pattuglia della Radiomobile dei Carabinieri. I militari trovano il malintenzionato riverso a suolo, apparentemente privo di sensi. È anche lui di origini cinesi, ha 49 anni.
Sopposto ad accertamenti dai sanitari, risulta in buone condizioni di salute. Secondo gli inquirenti si sarebbe buttato sul pavimento per inscenare un’aggressione da parte del titolare del ristorante. Per lui sono scattate le manette con l’accusa di tentata estorsione e danneggiamento.
Agosto 2024
Individuati gli autori del raid punitivo
30.08.24 - Tre militanti di estrema destra sono stati sottoposti a perquisizioni personali e domiciliari, nella mattinata di venerdì 30 agosto. Le ha disposte la Procura della Repubblica di Torino nell’ambito dell’indagine in corso per individuare gli autori delle ronde che durante l’estate hanno avuto come teatro alcuni quartieri della città in cui lo spaccio la fa da padrone, tra cui Barriera di Milano.
I tre indagati sono stati trovati in possesso di un tirapugni, una pistola a salve con relative munizioni, un distintivo simile a quello utilizzato dalle forze di polizia. Non solo. Gli agenti hanno anche sequestrato diversi computer e smartphone che presto saranno analizzati e inoltre l’abbigliamento che potrebbe essere stato utilizzato nel corso delle attività illecite su cui si sta indagando.
Al momento le tre persone perquisite sono soltanto indagate. L’accusa, fa sapere una nota della Questura, è di “usurpazione di funzioni pubbliche per aver effettuato ronde in quartieri periferici al fine di allontanare soggetti asseritamente dediti allo spaccio, pubblicizzandole sul web”.
L’indagine fa riferimento anche ai fatti accaduti nella notte di lunedì 29 luglio quando un nigeriano di 29 anni e un marocchino furono aggrediti al parco Sempione da un commando composto da una decina di uomini vestiti di nero e a volto coperto, armati di manganelli. Il pestaggio ha avuto luogo circa un’ora e mezza dopo il termine della camminata di quartiere “Stop degrado”, partita da piazza Rebaudengo alle 9. Fin da subito gli inquirenti hanno seguito la "pista nera", in cerca di prove che potessero correlare i due eventi. A destare sospetto il fatto che sia per gli organizzatori della manifestazione che per gli autori delle ronde l’obiettivo era quello di liberare il quartiere dallo spaccio.
Intanto, l’ultimo giorno di agosto gli stessi manifestanti scenderanno di nuovo in strada “per mettere ordine”. L’incontro è previsto per le 22, davanti al palazzo degli orrori di corso Vigevano, dove una ragazza di 25 anni è stata recentemente violentata. “Saremo un esercito” annuncia la locandina su cui si legge anche “Per noi qui è il Bronx”.
I tre indagati sono stati trovati in possesso di un tirapugni, una pistola a salve con relative munizioni, un distintivo simile a quello utilizzato dalle forze di polizia. Non solo. Gli agenti hanno anche sequestrato diversi computer e smartphone che presto saranno analizzati e inoltre l’abbigliamento che potrebbe essere stato utilizzato nel corso delle attività illecite su cui si sta indagando.
Al momento le tre persone perquisite sono soltanto indagate. L’accusa, fa sapere una nota della Questura, è di “usurpazione di funzioni pubbliche per aver effettuato ronde in quartieri periferici al fine di allontanare soggetti asseritamente dediti allo spaccio, pubblicizzandole sul web”.
L’indagine fa riferimento anche ai fatti accaduti nella notte di lunedì 29 luglio quando un nigeriano di 29 anni e un marocchino furono aggrediti al parco Sempione da un commando composto da una decina di uomini vestiti di nero e a volto coperto, armati di manganelli. Il pestaggio ha avuto luogo circa un’ora e mezza dopo il termine della camminata di quartiere “Stop degrado”, partita da piazza Rebaudengo alle 9. Fin da subito gli inquirenti hanno seguito la "pista nera", in cerca di prove che potessero correlare i due eventi. A destare sospetto il fatto che sia per gli organizzatori della manifestazione che per gli autori delle ronde l’obiettivo era quello di liberare il quartiere dallo spaccio.
Intanto, l’ultimo giorno di agosto gli stessi manifestanti scenderanno di nuovo in strada “per mettere ordine”. L’incontro è previsto per le 22, davanti al palazzo degli orrori di corso Vigevano, dove una ragazza di 25 anni è stata recentemente violentata. “Saremo un esercito” annuncia la locandina su cui si legge anche “Per noi qui è il Bronx”.
Violenta una ragazza in corso Vigevano, arrestato
28.08.24 - Con la scusa di cederle dosi di crack, un 32enne originario del Mali, senza fissa dimora, attira una 25enne all’interno di un palazzo in corso Vigevano e la violenta. La ragazza chiede aiuto al 112 e viene trasportata all’ospedale Sant’Anna dove i medici confermano la violenza.
Nel frattempo, i Carabinieri rintracciano l’uomo dentro l’edificio in corso Vigevano, dove vive una quarantina di persone. E' a questo punto che i militari lo trovano in possesso di alcuni grammi di droga, di ben sedici telefoni cellulari e di due tablet.
Pertanto, lo arrestano con una lunga sfilza di capi d’imputazione di cui egli dovrà rispondere dinanzi alla legge.
Nel frattempo, i Carabinieri rintracciano l’uomo dentro l’edificio in corso Vigevano, dove vive una quarantina di persone. E' a questo punto che i militari lo trovano in possesso di alcuni grammi di droga, di ben sedici telefoni cellulari e di due tablet.
Pertanto, lo arrestano con una lunga sfilza di capi d’imputazione di cui egli dovrà rispondere dinanzi alla legge.
Auto a fuoco in via Martorelli
18.08.24 - Una nube di fumo nella mattina si alza nel cielo di Barriera. Poi si sente un rumore forte, inquietante, quello di un’esplosione, ripetuta due volte. C’è un terribile odore di bruciato. Si spaventano i residenti che in un primo momento faticano a capire che cosa sia accaduto. Giusto un attimo per guardarsi intorno e poi notano che la fumata si eleva dal motore di un’auto grigia, un’utilitaria che ha preso fuoco all’improvviso mentre stava percorrendo via Martorelli verso via Palestrina.
Sul posto arrivano subito la Polizia e i Vigili del fuoco. La strada viene temporaneamente chiusa al traffico per motivi di sicurezza. Intanto il rapido intervento dei pompieri riesce a evitare che le fiamme avvolgano l’intero veicolo. Una domenica partita molto male per il proprietario dell’auto.
La segnalazione e le immagini ci sono state inviate dalla capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 Verangela Marino.
Sul posto arrivano subito la Polizia e i Vigili del fuoco. La strada viene temporaneamente chiusa al traffico per motivi di sicurezza. Intanto il rapido intervento dei pompieri riesce a evitare che le fiamme avvolgano l’intero veicolo. Una domenica partita molto male per il proprietario dell’auto.
La segnalazione e le immagini ci sono state inviate dalla capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 Verangela Marino.
Piscine a ingresso gratuito con crack a pagamento
16.08.24 - Ancora una volta le Piscine Sempione sono teatro di spaccio, incuria e criminalità. Il personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza Madonna di Campagna effettua un controllo e arresta due uomini, un cittadino del Gambia e uno del Senegal, di 29 e 26 anni, gravemente indiziati di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio in concorso.
I due poliziotti, insospettiti dalle manovre ambigue dei due, procedono a perquisizione personale, rinvenendo addosso al cittadino gambiano un pacchetto vuoto di fazzolettini di carta al cui interno sono presenti 65 dosi di crack già pronte allo smercio. Addosso al cittadino senegalese, invece, ritrovano alcuni grammi di hashish. Per i due scatta l’arresto in concorso per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Come è noto, l’area dove è avvenuto il controllo è abbandonata a sé stessa e, dunque, è il luogo ideale per ogni tipo di traffico illecito, ulteriormente incentivato dalla stagione estiva, allorquando non fa freddo nemmeno di notte.
I due poliziotti, insospettiti dalle manovre ambigue dei due, procedono a perquisizione personale, rinvenendo addosso al cittadino gambiano un pacchetto vuoto di fazzolettini di carta al cui interno sono presenti 65 dosi di crack già pronte allo smercio. Addosso al cittadino senegalese, invece, ritrovano alcuni grammi di hashish. Per i due scatta l’arresto in concorso per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Come è noto, l’area dove è avvenuto il controllo è abbandonata a sé stessa e, dunque, è il luogo ideale per ogni tipo di traffico illecito, ulteriormente incentivato dalla stagione estiva, allorquando non fa freddo nemmeno di notte.
Bimba rom investita, la verità nelle telecamere
15.08.24 - Saranno le immagini raccolte dagli occhi elettronici che sorvegliano giorno e notte il parcheggio dell’ospedale San Giovanni Bosco a raccontare cosa è realmente accaduto prima, durante e dopo l'investimento di Esmeralda Morgana Salkanovic, la bambina rom di due anni, poi deceduta al Regina Margherita in seguito alle gravi lesioni riportate.
Occorre innanzitutto stabilire a chi vadano attribuite precise responsabilità. Per esempio, i fotogrammi dovranno chiarire se la piccola Mimì (così la chiamavano tutti ) fosse sola negli attimi prima di essere investita e, nel caso in cui si trovasse in compagnia di qualche adulto, come abbia fatto a sfuggire al controllo.
Attualmente sono due le persone iscritte nel registro degli indagati: la oss di 59 anni, che era alla guida dell’auto, per "omicidio stradale" (un atto dovuto, secondo quanto prevede il codice penale) e la mamma 21enne della bimba, Cristina Salkanovic, che dovrà rispondere dell’accusa di "cooperazione colposa in omicidio stradale e abbandono di minore".
Tra i testimoni il barista del chiosco-caffetteria davanti al polo sanitario che racconta l’accaduto ai giornali. “A un certo punto l’auto dell’infermiera si è immessa nella corsia che porta verso l’uscita di via Gottardo – spiega -. Andava piano. Ha fatto cenno a chi c’era di spostarsi. Quasi tutti sono andati via, tranne la povera Esmeralda, che è stata centrata dalla macchina".
Diversa la versione dei fatti fornita da un parente della bimba morta. “Mimì giocava ed è spuntata davanti alla macchina. La donna l'ha presa in pieno. Ha accelerato o così ci è sembrato – ha detto ai giornalisti -. Siamo entrati tutti nell’abitacolo e le abbiamo tolto le chiavi dal quadro perché abbiamo pensato che volesse scappare”.
I fotogrammi aiuteranno gli inquirenti a fare luce anche su quanto accaduto nei momenti subito dopo l’incidente quando si è scatenato un gran parapiglia e per sedare gli animi dei rom imbestialiti è dovuto intervenire un battaglione dei Carabinieri insieme con diverse pattuglie della Polizia. A quanto pare la stessa operatrice socio-sanitaria avrebbe riportato ferite non troppo gravi, poi medicate al pronto soccorso delle Molinette. E non è da escludere che nei prossimi giorni presenterà denuncia nei confronti di chi la ha aggredita e strattonata con violenza.
Che i rom accorsi nel piazzale del San Giovanni Bosco per poi spostarsi davanti al Regina Margherita, dove la piccola è deceduta nella mattinata di martedì 13 agosto, fossero particolarmente su di giri lo conferma infine il pestaggio che ha subito un fotoreporter della Stampa. “Ero andato da quel papà senza macchina fotografica, per fargli le condoglianze. La morte della bimba mi aveva toccato profondamente. Mai avrei pensato di essere aggredito e preso a pugni. Umanamente sono rimasto molto deluso, amareggiato” racconta Maurizio Bosio che per le botte prese ora ha un occhio gonfio e il naso fratturato.
Occorre innanzitutto stabilire a chi vadano attribuite precise responsabilità. Per esempio, i fotogrammi dovranno chiarire se la piccola Mimì (così la chiamavano tutti ) fosse sola negli attimi prima di essere investita e, nel caso in cui si trovasse in compagnia di qualche adulto, come abbia fatto a sfuggire al controllo.
Attualmente sono due le persone iscritte nel registro degli indagati: la oss di 59 anni, che era alla guida dell’auto, per "omicidio stradale" (un atto dovuto, secondo quanto prevede il codice penale) e la mamma 21enne della bimba, Cristina Salkanovic, che dovrà rispondere dell’accusa di "cooperazione colposa in omicidio stradale e abbandono di minore".
Tra i testimoni il barista del chiosco-caffetteria davanti al polo sanitario che racconta l’accaduto ai giornali. “A un certo punto l’auto dell’infermiera si è immessa nella corsia che porta verso l’uscita di via Gottardo – spiega -. Andava piano. Ha fatto cenno a chi c’era di spostarsi. Quasi tutti sono andati via, tranne la povera Esmeralda, che è stata centrata dalla macchina".
Diversa la versione dei fatti fornita da un parente della bimba morta. “Mimì giocava ed è spuntata davanti alla macchina. La donna l'ha presa in pieno. Ha accelerato o così ci è sembrato – ha detto ai giornalisti -. Siamo entrati tutti nell’abitacolo e le abbiamo tolto le chiavi dal quadro perché abbiamo pensato che volesse scappare”.
I fotogrammi aiuteranno gli inquirenti a fare luce anche su quanto accaduto nei momenti subito dopo l’incidente quando si è scatenato un gran parapiglia e per sedare gli animi dei rom imbestialiti è dovuto intervenire un battaglione dei Carabinieri insieme con diverse pattuglie della Polizia. A quanto pare la stessa operatrice socio-sanitaria avrebbe riportato ferite non troppo gravi, poi medicate al pronto soccorso delle Molinette. E non è da escludere che nei prossimi giorni presenterà denuncia nei confronti di chi la ha aggredita e strattonata con violenza.
Che i rom accorsi nel piazzale del San Giovanni Bosco per poi spostarsi davanti al Regina Margherita, dove la piccola è deceduta nella mattinata di martedì 13 agosto, fossero particolarmente su di giri lo conferma infine il pestaggio che ha subito un fotoreporter della Stampa. “Ero andato da quel papà senza macchina fotografica, per fargli le condoglianze. La morte della bimba mi aveva toccato profondamente. Mai avrei pensato di essere aggredito e preso a pugni. Umanamente sono rimasto molto deluso, amareggiato” racconta Maurizio Bosio che per le botte prese ora ha un occhio gonfio e il naso fratturato.
Il crimine non va in vacanza idem la polizia
14.08.24 - Le notti estive in città possono sembrare territorio di conquista da parte dei malviventi. Ma le forze dell’ordine vigilano proprio per questo. Ed eccoci a registrare due arresti effettuati dalla Polizia di Stato, unitamente a personale dell’Esercito Italiano: si tratta di due uomini italiani di trentasette e trentatré anni, entrambi gravemente indiziati di furto in abitazione in concorso.
È quasi l’una di notte quando i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza Barriera Milano, durante il servizio “Strade sicure”, svolto in collaborazione con l’Esercito Italiano, in Corso Palermo notano due soggetti a bordo di una bicicletta elettrica dirigersi verso Corso Novara e, al contempo, un uomo che li indica quali autori di un furto.
Gli agenti invertono immediatamente il senso di marcia ponendosi all’inseguimento dei due, i quali, incuranti della propria e dell’altrui sicurezza, nel tentativo di sfuggire al controllo, imboccano ripetutamente strade in senso opposto a quello di marcia, ma vengono definitivamente bloccati in via Novi.
I due, poco prima di essere notati in strada, erano entrati all’interno di uno stabile seguendo un rider. Mentre uno dei due bloccava con un piede il portone, l’altro saliva portando via la bicicletta elettrica - che il rider aveva lasciato temporaneamente sul pianerottolo - per poi fuggire su di essa. Entrambi sono stati arrestati per furto in abitazione in concorso; il trentasettenne è accusato anche di minacce a pubblico ufficiale, mentre il trentatreenne per dichiarazioni di false generalità. La bicicletta oggetto di furto, del valore di circa 1000 euro, è stata immediatamente riconsegnata al proprietario.
È quasi l’una di notte quando i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza Barriera Milano, durante il servizio “Strade sicure”, svolto in collaborazione con l’Esercito Italiano, in Corso Palermo notano due soggetti a bordo di una bicicletta elettrica dirigersi verso Corso Novara e, al contempo, un uomo che li indica quali autori di un furto.
Gli agenti invertono immediatamente il senso di marcia ponendosi all’inseguimento dei due, i quali, incuranti della propria e dell’altrui sicurezza, nel tentativo di sfuggire al controllo, imboccano ripetutamente strade in senso opposto a quello di marcia, ma vengono definitivamente bloccati in via Novi.
I due, poco prima di essere notati in strada, erano entrati all’interno di uno stabile seguendo un rider. Mentre uno dei due bloccava con un piede il portone, l’altro saliva portando via la bicicletta elettrica - che il rider aveva lasciato temporaneamente sul pianerottolo - per poi fuggire su di essa. Entrambi sono stati arrestati per furto in abitazione in concorso; il trentasettenne è accusato anche di minacce a pubblico ufficiale, mentre il trentatreenne per dichiarazioni di false generalità. La bicicletta oggetto di furto, del valore di circa 1000 euro, è stata immediatamente riconsegnata al proprietario.
Muore bimba rom investita, disordini
13.08.24 - Interviene un battaglione dei Carabinieri e accorrono anche diverse pattuglie della Polizia per sedare gli animi di una folla di rom radunatasi in strada dopo la notizia della morte di una bimba di due anni. I problemi di odine pubblico sono stati segnalati sia nei pressi del San Giovanni Bosco sia davanti al Regina Margherita nella mattinata di martedì 13 agosto.
L’assembramento di rom in evidente stato di agitazione è stato innescato dalle tragiche conseguenze di un incidente avvenuto il giorno precedente, quando un’auto, in manovra nel parcheggio dell’ospedale San Giovanni Bosco, ha travolto inavvertitamente una bimba di due anni sfuggita alla madre, di etnia rom, intenta a chiedere l’elemosina. La piccola è morta il giorno dopo all’ospedale Regina Margherita, dove era stata trasportata immediatamente dopo l’incidente a causa della gravità delle lesioni riportate.
Ricoverata, a sua volta, in stato di choc, la donna di 57 anni che era alla guida dell’auto. La situazione è monitorata con attenzione dalle forze dell’ordine.
L’assembramento di rom in evidente stato di agitazione è stato innescato dalle tragiche conseguenze di un incidente avvenuto il giorno precedente, quando un’auto, in manovra nel parcheggio dell’ospedale San Giovanni Bosco, ha travolto inavvertitamente una bimba di due anni sfuggita alla madre, di etnia rom, intenta a chiedere l’elemosina. La piccola è morta il giorno dopo all’ospedale Regina Margherita, dove era stata trasportata immediatamente dopo l’incidente a causa della gravità delle lesioni riportate.
Ricoverata, a sua volta, in stato di choc, la donna di 57 anni che era alla guida dell’auto. La situazione è monitorata con attenzione dalle forze dell’ordine.
Ladro in manette, refurtiva restituita
12.08.24 - Prima lo prende a schiaffi sul volto e poi gli ruba un paio di cuffie bluetooth. La vittima è un ragazzo italiano di 23 anni che si trova in piazza Foroni all’angolo con via Montanaro quando nella serata subisce l’aggressione. Ma, grazie all’intervento dei Carabinieri della Stazione Regio Parco, il colpevole non la fa franca.
I militari, impegnati nell’Operazione Strade sicure, infatti, sono riusciti ad assicurarlo alla giustizia e inoltre hanno recuperato la refurtiva per poi restituirla al proprietario. Per l’uomo, un senegalese di 48 anni, si sono aperte le porte del carcere Lorusso e Cutugno. Dovrà rispondere dell’accusa di rapina.
Come sottolinea una nota del Comando provinciale di Torino, in questo mese di agosto continua senza sosta l’attività dell’Arma nei servizi di prevenzione e repressione dei reati contro la persona e il patrimonio.
I militari, impegnati nell’Operazione Strade sicure, infatti, sono riusciti ad assicurarlo alla giustizia e inoltre hanno recuperato la refurtiva per poi restituirla al proprietario. Per l’uomo, un senegalese di 48 anni, si sono aperte le porte del carcere Lorusso e Cutugno. Dovrà rispondere dell’accusa di rapina.
Come sottolinea una nota del Comando provinciale di Torino, in questo mese di agosto continua senza sosta l’attività dell’Arma nei servizi di prevenzione e repressione dei reati contro la persona e il patrimonio.
Nel week end controlli dei Carabinieri
11.08.24 - Il secondo fine settimana di agosto ha visto i Carabinieri della Stazione di Torino Falchera impegnati con uomini del Nas e del Nucleo Cinofili di Volpiano effettuare controlli a tappeto nell’ambito di un servizio straordinario del territorio, cosiddetto “ad alto impatto”.
I militari hanno individuato un’auto rubata, a bordo della quale c’erano 20 grammi di hashish. Il mezzo è stato sottoposto a sequestro a carico di ignoti.
Inoltre, nel corso delle verifiche negli esercizi commerciali, si sono riscontrate alcune irregolarità in un ristorante situato in corso Giulio Cesare all’angolo con via Pinerolo, proprio al confine con il quartiere Barriera di Milano. Al titolare, un marocchino, è stata inflitta una sanzione amministrativa di 3mila euro per carenze igienico-sanitarie e assenza del piano di autocontrollo ovvero dell’Haacp che costituisce il documento più importante per un’azienda alimentare. Lì, infatti, sono contenute le procedure che assicurano l’idoneità dell’ambiente alla produzione di alimenti sani e consentono di eliminare i batteri patogeni pericolosi per la salute umana.
I militari hanno individuato un’auto rubata, a bordo della quale c’erano 20 grammi di hashish. Il mezzo è stato sottoposto a sequestro a carico di ignoti.
Inoltre, nel corso delle verifiche negli esercizi commerciali, si sono riscontrate alcune irregolarità in un ristorante situato in corso Giulio Cesare all’angolo con via Pinerolo, proprio al confine con il quartiere Barriera di Milano. Al titolare, un marocchino, è stata inflitta una sanzione amministrativa di 3mila euro per carenze igienico-sanitarie e assenza del piano di autocontrollo ovvero dell’Haacp che costituisce il documento più importante per un’azienda alimentare. Lì, infatti, sono contenute le procedure che assicurano l’idoneità dell’ambiente alla produzione di alimenti sani e consentono di eliminare i batteri patogeni pericolosi per la salute umana.
Tre acciuffati grazie ai cittadini
10.08.24 - Mai farsi vincere da scoraggiamento o pigrizia. Avvertire le forze dell’ordine di un reato in corso può fare la differenza. Infatti, grazie alla segnalazione di due cittadini, è stato possibile recuperare 3 pc e 2 notebook trafugati di notte da un negozio di computer di via Botticelli.
Ad avvertire la Polizia, sono due amici che si trovano a fare due chiacchiere all’interno dei Giardini Jaquerin quando si accorgono di un giovane che, sfondando con un tombino le vetrine di un negozio di articoli da computer, ne esce un paio di minuti dopo con diverso materiale elettronico fra le mani. Si tratta di un 24enne, il quale prontamente fugge in direzione di corso Taranto, in compagnia di due complici, di 26 e 30 anni, rimasti in disparte con funzioni di “copertura”.
Una pattuglia del Commissariato di Barriera Milano e una dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso pubblico riescono a bloccare il trio, proprio mentre inizia la spartizione della refurtiva. Per i tre, scatta l’arresto per furto aggravato in concorso.
Il senso civico di due persone stavolta è stato determinante per sventare un furto collaborando con le forze dell'ordine.
Ad avvertire la Polizia, sono due amici che si trovano a fare due chiacchiere all’interno dei Giardini Jaquerin quando si accorgono di un giovane che, sfondando con un tombino le vetrine di un negozio di articoli da computer, ne esce un paio di minuti dopo con diverso materiale elettronico fra le mani. Si tratta di un 24enne, il quale prontamente fugge in direzione di corso Taranto, in compagnia di due complici, di 26 e 30 anni, rimasti in disparte con funzioni di “copertura”.
Una pattuglia del Commissariato di Barriera Milano e una dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso pubblico riescono a bloccare il trio, proprio mentre inizia la spartizione della refurtiva. Per i tre, scatta l’arresto per furto aggravato in concorso.
Il senso civico di due persone stavolta è stato determinante per sventare un furto collaborando con le forze dell'ordine.
Capitolo 5 in via Bologna 267, minacce all'Atc
08.08.24 - Una pattuglia del Commissariato di Barriera Milano e una dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso pubblico riescono a bloccare il trio, proprio mentre inizia la spartizione della refurtiva. Per i tre, scatta l’arresto per furto aggravato in concorso.
Il senso civico di due persone stavolta è stato determinante per sventare un furto collaborando con le forze dell'ordine.
È una guerra di logoramento ormai. Mandati via dall’alloggio al piano terra dell’interno sei, i nomadi hanno invaso il cortile con le loro auto e i furgoni e occupato tutti gli spazi all’aperto. Nemmeno la pioggia e la grandine di mercoledì 7 agosto sono riuscite a scoraggiarli. Una resa diventa impensabile. C’è un clima di tensione. Basta uno sguardo di troppo da parte di chi abita nel complesso per renderli aggressivi. “Con le buone maniere le istituzioni non possono ottenere nulla – affermano i residenti -. Le forze dell’ordine se davvero vogliono mandarli via devono usare il pugno di ferro. Se non lo faranno, per noi la convivenza sarà non soltanto impossibile, anche molto pericolosa”.
Di sicuro la funzionaria minacciata segnalerà l’episodio all’Ufficio legale di Atc. Ma quale sarà la prossima mossa da parte delle istituzioni resta un’incognita, dal momento che nemmeno l’intervento effettuato martedì mattina dalla Polizia in forze è servito a scoraggiarli. “Non hanno niente da perdere – commentano ancora i residenti -. Uno di loro è un ex galeotto, di certo non si spaventa facilmente. E poi sono convinti di avere ragione. Da Atc pretendono che nero su bianco l’Agenzia dichiari di assumersi la responsabilità nel caso in cui capiti qualcosa ai loro bambini. È tutta una follia”.
Il senso civico di due persone stavolta è stato determinante per sventare un furto collaborando con le forze dell'ordine.
È una guerra di logoramento ormai. Mandati via dall’alloggio al piano terra dell’interno sei, i nomadi hanno invaso il cortile con le loro auto e i furgoni e occupato tutti gli spazi all’aperto. Nemmeno la pioggia e la grandine di mercoledì 7 agosto sono riuscite a scoraggiarli. Una resa diventa impensabile. C’è un clima di tensione. Basta uno sguardo di troppo da parte di chi abita nel complesso per renderli aggressivi. “Con le buone maniere le istituzioni non possono ottenere nulla – affermano i residenti -. Le forze dell’ordine se davvero vogliono mandarli via devono usare il pugno di ferro. Se non lo faranno, per noi la convivenza sarà non soltanto impossibile, anche molto pericolosa”.
Di sicuro la funzionaria minacciata segnalerà l’episodio all’Ufficio legale di Atc. Ma quale sarà la prossima mossa da parte delle istituzioni resta un’incognita, dal momento che nemmeno l’intervento effettuato martedì mattina dalla Polizia in forze è servito a scoraggiarli. “Non hanno niente da perdere – commentano ancora i residenti -. Uno di loro è un ex galeotto, di certo non si spaventa facilmente. E poi sono convinti di avere ragione. Da Atc pretendono che nero su bianco l’Agenzia dichiari di assumersi la responsabilità nel caso in cui capiti qualcosa ai loro bambini. È tutta una follia”.
Bimba abbandonata, mamma in manette
08.08.24 - Una bimba di circa tre anni d’età lasciata sola in casa in una strada di Barriera di Torino. La piccola si affaccia verso le ore 20 dal balconcino del pian terreno e piange disperatamente. Dopo un po’ si forma un capannello di passanti inteneriti dalle lamentele della bimba. Qualcuno suggerisce di allertare il 112 perché i genitori potrebbero essersi sentiti male o chissà che altro. L’auto dei militari sopraggiunge rapidamente.
Mentre il trambusto aumenta, torna a casa la madre della bambina, estremamente contrariata da tutta quella gente e dalla presenza dei Carabinieri. Afferma di essere andata a fare una commissione urgente all’ufficio postale, ma questa circostanza dovrà essere accertata (vista l’ora tarda). Per la signora scatta il provvedimento di arresto per “abbandono di minore”.
Mentre il trambusto aumenta, torna a casa la madre della bambina, estremamente contrariata da tutta quella gente e dalla presenza dei Carabinieri. Afferma di essere andata a fare una commissione urgente all’ufficio postale, ma questa circostanza dovrà essere accertata (vista l’ora tarda). Per la signora scatta il provvedimento di arresto per “abbandono di minore”.
Non c'è due senza tre in via Bologna 267
06.08.24 - E’ una storia infinita il braccio di ferro tra i rom e la Città al civico 267 di via Bologna. Anche il secondo intervento da parte delle forze dell’ordine, di lunedì 5 agosto sera, non è stato risolutivo. Ce n’è voluto un terzo il 6 mattina, questa volta effettuato dalla Polizia, manchevolmente non coinvolta dal Nucleo Nomadi dei Vigili nell’operazione di interdizione dell'accesso all’alloggio, situato al pian terreno dell’interno sei, con cui si è aperta la vicenda.
Partiamo dall’inizio. Gli abusivi sono al mare, in ferie da qualche giorno quando l’appartamento viene sigillato. Qualcuno probabilmente li avvisa del fatto. Così loro rientrano in fretta e furia dalla Liguria e nel primo pomeriggio di lunedì se ne rimpossessano come se nulla fosse accaduto. La sera si svolge il secondo sopralluogo a cui prendono parte anche i poliziotti. Tra i rom e gli agenti c’è qualche attrito perché di andarsene la famiglia occupante non ne vuole proprio sapere.
Niente da fare, il secondo round lo vincono di nuovo i rom. Dopo aver trascorso la notte nell’appartamento, sicuri di averla ancora sfangata, alle 9 del mattino invece si trovano di fronte la Polizia in forze. Non scherzano affatto le forze dell’ordine. Li cacciano. E quelli sono costretti a raccogliere le loro cose e ad andarsene.
Resta però che anche questo terzo intervento potrebbe non essere definitivo perché i rom hanno riposto valigie e oggetti vari in un furgone parcheggiato nel cortile, un furgone che non può mettersi in marcia perché ha le gomme bloccate nell’asfalto. Quindi tutto lascia pensare che i nomadi abbiano già previsto di occupare un altro alloggio nello stesso complesso Atc. E allora potrebbe davvero essere infinita questa storia.
Partiamo dall’inizio. Gli abusivi sono al mare, in ferie da qualche giorno quando l’appartamento viene sigillato. Qualcuno probabilmente li avvisa del fatto. Così loro rientrano in fretta e furia dalla Liguria e nel primo pomeriggio di lunedì se ne rimpossessano come se nulla fosse accaduto. La sera si svolge il secondo sopralluogo a cui prendono parte anche i poliziotti. Tra i rom e gli agenti c’è qualche attrito perché di andarsene la famiglia occupante non ne vuole proprio sapere.
Niente da fare, il secondo round lo vincono di nuovo i rom. Dopo aver trascorso la notte nell’appartamento, sicuri di averla ancora sfangata, alle 9 del mattino invece si trovano di fronte la Polizia in forze. Non scherzano affatto le forze dell’ordine. Li cacciano. E quelli sono costretti a raccogliere le loro cose e ad andarsene.
Resta però che anche questo terzo intervento potrebbe non essere definitivo perché i rom hanno riposto valigie e oggetti vari in un furgone parcheggiato nel cortile, un furgone che non può mettersi in marcia perché ha le gomme bloccate nell’asfalto. Quindi tutto lascia pensare che i nomadi abbiano già previsto di occupare un altro alloggio nello stesso complesso Atc. E allora potrebbe davvero essere infinita questa storia.
La risposta della città alla beffa di via Bologna 267
05.08.24 - Il braccio di ferro tra i rom e la Città va avanti. Dopo le 17 del 5 agosto le istituzioni tornano in via Bologna 267 e ristabiliscono il primato della legge. Questa volta c’è anche la Polizia. Il secondo intervento si rende necessario dopo il ritorno dei rom nell’appartamento che in mattinata era stato sigillato dal Nucleo Nomadi della Polizia locale.
Neanche in questa occasione c’è stato lo sgombero. Si è ricorsi all’intervento di un fabbro per impedire definitivamente (si spera) l’accesso in quell’alloggio, rimasto per lungo tempo ostaggio degli abusivi. Atc ha forse riconsiderato la protesta dei residenti che grazie alla foto sono riusciti a dimostrare di non aver preso un abbaglio.
“Abbiamo visto una coppia di rom allontanarsi con alcuni borsoni in mano – racconta chi vive nel palazzo -. L’uomo, un ex galeotto tra l’altro, ha detto a un agente che erano proprio contenti di andarsene a occupare un appartamento da un’altra parte perché qui, in questo condominio, si sta davvero male”. Parole che se da un lato fanno trasalire, dall’altro inducono a ben sperare gli abitanti, molto contenti di non avere più come vicini di casa persone così moleste.
Neanche in questa occasione c’è stato lo sgombero. Si è ricorsi all’intervento di un fabbro per impedire definitivamente (si spera) l’accesso in quell’alloggio, rimasto per lungo tempo ostaggio degli abusivi. Atc ha forse riconsiderato la protesta dei residenti che grazie alla foto sono riusciti a dimostrare di non aver preso un abbaglio.
“Abbiamo visto una coppia di rom allontanarsi con alcuni borsoni in mano – racconta chi vive nel palazzo -. L’uomo, un ex galeotto tra l’altro, ha detto a un agente che erano proprio contenti di andarsene a occupare un appartamento da un’altra parte perché qui, in questo condominio, si sta davvero male”. Parole che se da un lato fanno trasalire, dall’altro inducono a ben sperare gli abitanti, molto contenti di non avere più come vicini di casa persone così moleste.
La beffa di via Bologna 267
05.08.24 - Mattinata di grandi manovre in via Bologna 267 per restituire all’ Agenzia territoriale per la casa del Piemonte Centrale uno dei tre appartamenti da troppo tempo occupati abusivamente dai rom. All’’operazione di interdizione dell’accesso all’alloggio, situato al pian terreno dell’interno sei, hanno preso parte gli uomini del Nucleo Nomadi della Polizia locale e i tecnici Atc. L’intervento dura alcune ore. Vengono sigillate porte e finestre. Non c’è sgombero, come raccontano i residenti. I contatori erano già stati chiusi in passato.
Giusto il tempo di cantare vittoria da parte delle istituzioni ed ecco che tutto torna come prima. Intorno alle 15,30 gli abusivi riprendono possesso dell’appartamento come se niente fosse. Ce lo comunicano alcune persone che abitano in quel palazzo e la foto raccolta parla chiaro: le tapparelle sono su e le finestre spalancate.
I residenti in quel complesso residenziale sono in subbuglio perché si sentono beffati nel profondo. Uno di loro contatta subito Atc. Secondo l’Agenzia è impossibile che i sigilli siano stati rimossi. “Li abbiamo visti arrivare con le borse della spesa e infilarsi nel portone. Mica sogniamo. E poi le finestre sono tornate aperte – raccontano indignati gli abitanti ai nostri microfoni -. Erano spariti da circa un mese, come accade ogni estate quando vanno a farsi le vacanze da qualche altra parte a bordo dei loro camper. Qualcuno deve averli avvisati e loro senza perdere tempo sono tornati”.
Giusto il tempo di cantare vittoria da parte delle istituzioni ed ecco che tutto torna come prima. Intorno alle 15,30 gli abusivi riprendono possesso dell’appartamento come se niente fosse. Ce lo comunicano alcune persone che abitano in quel palazzo e la foto raccolta parla chiaro: le tapparelle sono su e le finestre spalancate.
I residenti in quel complesso residenziale sono in subbuglio perché si sentono beffati nel profondo. Uno di loro contatta subito Atc. Secondo l’Agenzia è impossibile che i sigilli siano stati rimossi. “Li abbiamo visti arrivare con le borse della spesa e infilarsi nel portone. Mica sogniamo. E poi le finestre sono tornate aperte – raccontano indignati gli abitanti ai nostri microfoni -. Erano spariti da circa un mese, come accade ogni estate quando vanno a farsi le vacanze da qualche altra parte a bordo dei loro camper. Qualcuno deve averli avvisati e loro senza perdere tempo sono tornati”.
I Carabinieri acciuffano due malviventi
05.08.24 - Un nordafricano di 33 anni è stato denunciato dai Carabinieri di Torino Borgo Dora per lesioni aggravate e rapine. A determinare l’intervento dei militari in piazza Sofia una lite per futili motivi nel corso della notte. Il giovane avrebbe aggredito con un coccio di bottiglia di vetro un altro connazionale, ferendolo non gravemente. La vittima, un uomo di 44 anni, è stata trasportata all’ospedale San Giovanni Bosco con prognosi di dieci giorni. Il fatto, reso noto da un comunicato del Comando provinciale dell'Arma, risale ad alcuni giorni fa.
Sempre un nordafricano, di 25 anni, è invece stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile per rapina impropria. Il giovane prima si è impossessato di alcuni prodotti esposti sugli scaffali di un noto supermercato di via Cigna e poi ha aggredito il personale di vigilanza intervenuto per impedirgli di fuggire. In seguito a una segnalazione al 112, i militari sono arrivati subito sul posto e lo hanno bloccato. Per lui si sono aperte le porte del carcere Lorusso e Cutugno. Anche questo episodio è avvenuto nei giorni scorsi, come spiega la stessa nota dell'Arma.
Sempre un nordafricano, di 25 anni, è invece stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile per rapina impropria. Il giovane prima si è impossessato di alcuni prodotti esposti sugli scaffali di un noto supermercato di via Cigna e poi ha aggredito il personale di vigilanza intervenuto per impedirgli di fuggire. In seguito a una segnalazione al 112, i militari sono arrivati subito sul posto e lo hanno bloccato. Per lui si sono aperte le porte del carcere Lorusso e Cutugno. Anche questo episodio è avvenuto nei giorni scorsi, come spiega la stessa nota dell'Arma.
La rissa del sabato sera
04.08.24 - È impossibile, da tempo ormai, per i residenti di via Valprato, nel tratto tra corso Vercelli e via Fossata, dormire sonni tranquilli. Al numero 6 c’è un negozio multietnico che va avanti per tutta la notte a rifornire di alcolici i soliti sbandati amanti del buio e della birra. Sono perlopiù stranieri. Cominciano a bere nella tarda serata fino a ubriacarsi, diventando particolarmente litigiosi. Come è accaduto nella notte fino all'alba di domenica, ma questa è soltanto l’ultima volta.
A farci la segnalazione è un nostro lettore che abita in zona, abituato a vedere sempre le stesse scene, non di certo edificanti. Per mostrarci cosa succede quando cala il buio in quell’angolo di Barriera, ma d’altra parte (si sa) non soltanto lì, ha girato un breve video che racconta alcuni momenti della rissa scoppiata intorno alle 10 di sera per poi proseguire fino alle 2 del mattino. Il residente ci spiega che per paura di essere scoperto dai facinorosi si è dovuto limitare a raccogliere poche immagini, nemmeno le più significative, dell’ennesima nottata di tensioni, botte e urla.
“Si rincorrevano e si lanciavano addosso con violenza le bottiglie, senza curarsi di non colpire le auto parcheggiate lungo la via o eventualmente chi stava rincasando o andando a fare il turno di notte al lavoro – ci racconta il lettore -. Il rumore era infernale. I residenti urlavano dalle finestre di smetterla. Niente da fare. E poi, la strada si è trasformata rapidamente in un orinatoio, visto l’effetto diuretico che ha la birra”. Alle 5, quando tutto è tornato alla normalità, sono arrivati i Carabinieri, che probabilmente qualcuno aveva chiamato ore prima. Troppo tardi.
A farci la segnalazione è un nostro lettore che abita in zona, abituato a vedere sempre le stesse scene, non di certo edificanti. Per mostrarci cosa succede quando cala il buio in quell’angolo di Barriera, ma d’altra parte (si sa) non soltanto lì, ha girato un breve video che racconta alcuni momenti della rissa scoppiata intorno alle 10 di sera per poi proseguire fino alle 2 del mattino. Il residente ci spiega che per paura di essere scoperto dai facinorosi si è dovuto limitare a raccogliere poche immagini, nemmeno le più significative, dell’ennesima nottata di tensioni, botte e urla.
“Si rincorrevano e si lanciavano addosso con violenza le bottiglie, senza curarsi di non colpire le auto parcheggiate lungo la via o eventualmente chi stava rincasando o andando a fare il turno di notte al lavoro – ci racconta il lettore -. Il rumore era infernale. I residenti urlavano dalle finestre di smetterla. Niente da fare. E poi, la strada si è trasformata rapidamente in un orinatoio, visto l’effetto diuretico che ha la birra”. Alle 5, quando tutto è tornato alla normalità, sono arrivati i Carabinieri, che probabilmente qualcuno aveva chiamato ore prima. Troppo tardi.
Ennesimo sgombero di case occupate
01.08.24 - Sembra davvero che questo scorcio d’estate sia caratterizzato da una intensificazione delle attività volte a ripristinare la legalità in Barriera di Torino. Agosto 2024 comincia subito con lo sgombero di due alloggi di edilizia sociale occupati abusivamente nel complesso dell'ex Villaggio Snia, in corso Vercelli.
L'attività di recupero viene condotta dalla Polizia con la collaborazione degli agenti della Municipale di Torino e dei tecnici dell'Agenzia territoriale per la casa del Piemonte Centrale. L’iniziativa consente “di restituire questi alloggi alla loro destinazione" riferisce Atc. Gli appartamenti, che verranno immediatamente messi in lavorazione proprio da Atc, "saranno presto consegnati alla Città di Torino per nuove assegnazioni, contribuendo a rispondere alle esigenze abitative di chi ne ha titolo".
"Voglio ringraziare le forze dell'ordine per il loro prezioso contributo volto al ripristino della legalità nelle nostre case. Questi interventi - ha dichiarato il presidente dell'Agenzia territoriale per la casa del Piemonte Centrale Emilio Bolla - sono cruciali per proteggere i diritti di coloro che attendono legittimamente l'assegnazione di un alloggio popolare. Mantenere l'ordine e la sicurezza non è solo una questione di rispetto delle regole, ma anche di tutela della dignità e dei diritti dei nostri cittadini, in particolare di quelli che vivono nelle case popolari".
Inoltre, durante lo sgombero, la Polizia ha denunciato 5 persone per furto di corrente elettrica. Questo reato non deve essere superficialmente considerato “minore” perché può mettere a repentaglio la fornitura di energia a chi ha tutto il diritto di riceverla, causando quindi notevoli disagi a molti cittadini. L’operazione si è svolta in presenza di personale Ireti che ha provveduto alla piombatura dei contatori interessati.
Passo dopo passo si comincia a vedere “la luce” (è proprio il caso di dire) in fondo al tunnel (del degrado).
L'attività di recupero viene condotta dalla Polizia con la collaborazione degli agenti della Municipale di Torino e dei tecnici dell'Agenzia territoriale per la casa del Piemonte Centrale. L’iniziativa consente “di restituire questi alloggi alla loro destinazione" riferisce Atc. Gli appartamenti, che verranno immediatamente messi in lavorazione proprio da Atc, "saranno presto consegnati alla Città di Torino per nuove assegnazioni, contribuendo a rispondere alle esigenze abitative di chi ne ha titolo".
"Voglio ringraziare le forze dell'ordine per il loro prezioso contributo volto al ripristino della legalità nelle nostre case. Questi interventi - ha dichiarato il presidente dell'Agenzia territoriale per la casa del Piemonte Centrale Emilio Bolla - sono cruciali per proteggere i diritti di coloro che attendono legittimamente l'assegnazione di un alloggio popolare. Mantenere l'ordine e la sicurezza non è solo una questione di rispetto delle regole, ma anche di tutela della dignità e dei diritti dei nostri cittadini, in particolare di quelli che vivono nelle case popolari".
Inoltre, durante lo sgombero, la Polizia ha denunciato 5 persone per furto di corrente elettrica. Questo reato non deve essere superficialmente considerato “minore” perché può mettere a repentaglio la fornitura di energia a chi ha tutto il diritto di riceverla, causando quindi notevoli disagi a molti cittadini. L’operazione si è svolta in presenza di personale Ireti che ha provveduto alla piombatura dei contatori interessati.
Passo dopo passo si comincia a vedere “la luce” (è proprio il caso di dire) in fondo al tunnel (del degrado).
Luglio 2024
Rissa tra due donne in via Cimarosa
09.07.24 - Se le sono date di santa ragione sotto gli occhi increduli dei residenti. È successo in mattinata in via Cimarosa davanti al civico 30, intorno alle dieci e mezza, l’ora in cui per strada si incontrano perlopiù pensionati e signore in giro per fare la spesa. La cosa curiosa è che i protagonisti della rissa non erano uomini, bensì due donne sui cinquant’anni. Dalla ricostruzione dei fatti fornita dai testimoni il litigio sarebbe avvenuto senza alcun motivo apparente. Fatto sta che sono dovuti intervenire il 118 e la Polizia.
Secondo chi ha assistito alla scena la vittima dell’aggressione è una donna residente in via Ghedini. Sarebbe stata percossa, minacciata e offesa da un’altra donna che abita nel complesso Atc di via Cimarosa. “Da quel che mi è stato raccontato si tratta di una persona nota in zona per i suoi problemi di dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti – spiega la capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 Verangela Marino che ci ha fatto la segnalazione -: A quanto pare frequenta il Sert. I residenti mi hanno riferito che ha l’abitudine di attaccare briga per indurre a reagire le persone contro cui si scaglia. Cerca di ottenere risarcimenti? Forse”.
Sono finite tutte e due al pronto soccorso. La vittima è stata raggiunta al volto e a un braccio da alcuni spruzzi di spray al peperoncino che le hanno causato un’irritazione cutanea. “Il problema è che, in un primo momento, qualcuno si è divertito a diffondere una versione dei fatti sbagliata, trasformando in ‘carnefice’ la povera signora che è stata aggredita – ci tiene a sottolineare Marino -. Poi, ascoltando i testimoni, nell’arco di poche ore, sono riuscita a ricomporre il puzzle di una storia molto probabilmente montata a regola d'arte contro la residente di via Ghedini e così è stata fatta chiarezza”.
Secondo chi ha assistito alla scena la vittima dell’aggressione è una donna residente in via Ghedini. Sarebbe stata percossa, minacciata e offesa da un’altra donna che abita nel complesso Atc di via Cimarosa. “Da quel che mi è stato raccontato si tratta di una persona nota in zona per i suoi problemi di dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti – spiega la capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6 Verangela Marino che ci ha fatto la segnalazione -: A quanto pare frequenta il Sert. I residenti mi hanno riferito che ha l’abitudine di attaccare briga per indurre a reagire le persone contro cui si scaglia. Cerca di ottenere risarcimenti? Forse”.
Sono finite tutte e due al pronto soccorso. La vittima è stata raggiunta al volto e a un braccio da alcuni spruzzi di spray al peperoncino che le hanno causato un’irritazione cutanea. “Il problema è che, in un primo momento, qualcuno si è divertito a diffondere una versione dei fatti sbagliata, trasformando in ‘carnefice’ la povera signora che è stata aggredita – ci tiene a sottolineare Marino -. Poi, ascoltando i testimoni, nell’arco di poche ore, sono riuscita a ricomporre il puzzle di una storia molto probabilmente montata a regola d'arte contro la residente di via Ghedini e così è stata fatta chiarezza”.
Furto di ombrelloni sotto gli occhi di tutti
04.07.24 - Sembra di essere nel Far west. Ormai in Barriera i balordi se ne fanno un baffo delle leggi come pure degli occhi elettronici pronti a immortalare le loro malefatte e delle persone che potrebbero vederli in azione e poi identificarli. Così capita anche che qualcuno in pieno giorno, sotto la luce del sole, davanti a negozianti, residenti e cittadini di passaggio compia un furto.
Intorno alle 17,30 una vecchia Golf nera si ferma in via Roppolo, all’altezza del civico 1. Chi ci fa la segnalazione, un residente, pensa che si tratti del solito incivile il quale, non avendo trovato parcheggio, lascerà l’auto in sosta davanti al passo carraio. E invece no. Il guidatore affianca il furgone bianco posteggiato accanto al marciapiede e in un attimo dal veicolo scendono tre persone. Senza esitazione raggiungono il camioncino e si arrampicano sul tetto.
“Sono saliti su come scoiattoli. In un battibaleno. Poi hanno tagliato le corde che tenevano legati tre ombrelloni da mercato e se li sono portati via con i piedistalli. Come se niente fosse li hanno caricati sull’auto, lasciandoli in parte fuori dal baule - racconta il testimone che ha raccolto le immagini -. Il terzo uomo, che indossava una maglietta bianca e un paio di jeans, nel video non si vede perché era ancora sul tetto del veicolo. Dall’aspetto mi sono sembrati di origini marocchine”.
Chi ha visto la scena non ha assolutamente immaginato che i tre fossero dei balordi all'opera. Per questo non ha chiamato i soccorsi. Ci vuole tanto, troppo coraggio per compiere un furto così sotto gli occhi di tutti. Poco dopo sono arrivati i proprietari del furgone, una coppia di ambulanti residenti in zona, per i quali la sorpresa è stata amara. Soltanto qualche mese fa i due sventurati già erano stati vittime di un episodio analogo. I ladri quella volta gli avevano portato via il registratore di cassa.
Intorno alle 17,30 una vecchia Golf nera si ferma in via Roppolo, all’altezza del civico 1. Chi ci fa la segnalazione, un residente, pensa che si tratti del solito incivile il quale, non avendo trovato parcheggio, lascerà l’auto in sosta davanti al passo carraio. E invece no. Il guidatore affianca il furgone bianco posteggiato accanto al marciapiede e in un attimo dal veicolo scendono tre persone. Senza esitazione raggiungono il camioncino e si arrampicano sul tetto.
“Sono saliti su come scoiattoli. In un battibaleno. Poi hanno tagliato le corde che tenevano legati tre ombrelloni da mercato e se li sono portati via con i piedistalli. Come se niente fosse li hanno caricati sull’auto, lasciandoli in parte fuori dal baule - racconta il testimone che ha raccolto le immagini -. Il terzo uomo, che indossava una maglietta bianca e un paio di jeans, nel video non si vede perché era ancora sul tetto del veicolo. Dall’aspetto mi sono sembrati di origini marocchine”.
Chi ha visto la scena non ha assolutamente immaginato che i tre fossero dei balordi all'opera. Per questo non ha chiamato i soccorsi. Ci vuole tanto, troppo coraggio per compiere un furto così sotto gli occhi di tutti. Poco dopo sono arrivati i proprietari del furgone, una coppia di ambulanti residenti in zona, per i quali la sorpresa è stata amara. Soltanto qualche mese fa i due sventurati già erano stati vittime di un episodio analogo. I ladri quella volta gli avevano portato via il registratore di cassa.
Vuole chiudere il tabaccaio rapinato 6 volte
04.07.24 - “Voglio lasciare l’attività. Dopo quello che mi è accaduto sono costretto a farlo per motivi di salute”. Per il tabaccaio di Strada Settimo, rapinato sei volte dallo stesso uomo nel maggio scorso, non c’è pace. Stare dietro il bancone è diventato un incubo. “Ogni volta che vedo entrare uno sconosciuto sobbalzo. Ormai vivo con il terrore che da quella porta s’introduca di nuovo qualche malintenzionato” racconta ai nostri microfoni.
Quel balordo, un ventinovenne italiano con problemi di dipendenza da droghe, già finito in galera per tentato omicidio, lo aveva preso di mira. Si infilava rapidamente con aria spavalda nel negozio e sotto minaccia si faceva consegnare stecche di sigarette e soldi. Gli diceva di essere armato e che non avrebbe esitato a fargli del male. Le prime tre rapine le aveva messe a segno addirittura nell’arco di 24 ore.
Il 5 giugno, al sesto colpo, è stato inchiodato dai poliziotti del Commissariato Barriera di Milano. Ora è in carcere. Ma il tabaccaio ancora non si sente tranquillo. “Impossibile dimenticare. In quel periodo avevo pure perso mia mamma – ci dice -. Non riuscivo più a mangiare. Scelsi di chiudere per due settimane con la speranza che non tornasse più. Tutto inutile perché poi si è ripresentato. Una volta ha tirato giù la serranda e mi ha chiuso dentro mentre lui stava facendo man bassa di stecche di sigarette”.
A inquietare il negoziante il pensiero di essere stato per lungo tempo tenuto d’occhio dal malfattore che aveva studiato accuratamente le sue abitudini prima di entrare in azione. Si erano, infatti, conosciuti almeno un anno prima quando il giovane lavorava come muratore nel cantiere del supermercato Aldi (ai tempi in costruzione). “Veniva ad acquistare le sigarette con i colleghi. Ha avuto buon gioco perché si è reso conto che non avrei reagito” commenta il tabaccaio, una persona molto gentile e perbene, al punto che lo stesso prefetto Cafagna lo ha ringraziato per la collaborazione e il senso civico.
“Al prefetto avevo scritto io per primo per complimentarmi con gli investigatori e gli agenti del Commissariato Barriera di Milano. Dopo giorni e giorni di indagini e appostamenti sono riusciti a individuarlo e incastrarlo in flagranza. Sono stati bravissimi, mi hanno offerto supporto, anche psicologico in un momento di grande difficoltà” ci racconta mettendo da parte per un attimo le sue sofferenze.
Alla domanda se è proprio sicuro di voler gettare la spugna, il negoziante risponde: “Avevo già pensato di vendere in passato. Ora ne sono convinto perché con quello che mi è accaduto non sto bene. Ho perso la serenità e mi sono ammalato. Così potrò dedicarmi al mio anziano papà”. E poi conclude: “Per quel giovane provo dispiacere, anche perché so che ha due figli. Non nutro assolutamente odio nei suoi confronti”.
Quel balordo, un ventinovenne italiano con problemi di dipendenza da droghe, già finito in galera per tentato omicidio, lo aveva preso di mira. Si infilava rapidamente con aria spavalda nel negozio e sotto minaccia si faceva consegnare stecche di sigarette e soldi. Gli diceva di essere armato e che non avrebbe esitato a fargli del male. Le prime tre rapine le aveva messe a segno addirittura nell’arco di 24 ore.
Il 5 giugno, al sesto colpo, è stato inchiodato dai poliziotti del Commissariato Barriera di Milano. Ora è in carcere. Ma il tabaccaio ancora non si sente tranquillo. “Impossibile dimenticare. In quel periodo avevo pure perso mia mamma – ci dice -. Non riuscivo più a mangiare. Scelsi di chiudere per due settimane con la speranza che non tornasse più. Tutto inutile perché poi si è ripresentato. Una volta ha tirato giù la serranda e mi ha chiuso dentro mentre lui stava facendo man bassa di stecche di sigarette”.
A inquietare il negoziante il pensiero di essere stato per lungo tempo tenuto d’occhio dal malfattore che aveva studiato accuratamente le sue abitudini prima di entrare in azione. Si erano, infatti, conosciuti almeno un anno prima quando il giovane lavorava come muratore nel cantiere del supermercato Aldi (ai tempi in costruzione). “Veniva ad acquistare le sigarette con i colleghi. Ha avuto buon gioco perché si è reso conto che non avrei reagito” commenta il tabaccaio, una persona molto gentile e perbene, al punto che lo stesso prefetto Cafagna lo ha ringraziato per la collaborazione e il senso civico.
“Al prefetto avevo scritto io per primo per complimentarmi con gli investigatori e gli agenti del Commissariato Barriera di Milano. Dopo giorni e giorni di indagini e appostamenti sono riusciti a individuarlo e incastrarlo in flagranza. Sono stati bravissimi, mi hanno offerto supporto, anche psicologico in un momento di grande difficoltà” ci racconta mettendo da parte per un attimo le sue sofferenze.
Alla domanda se è proprio sicuro di voler gettare la spugna, il negoziante risponde: “Avevo già pensato di vendere in passato. Ora ne sono convinto perché con quello che mi è accaduto non sto bene. Ho perso la serenità e mi sono ammalato. Così potrò dedicarmi al mio anziano papà”. E poi conclude: “Per quel giovane provo dispiacere, anche perché so che ha due figli. Non nutro assolutamente odio nei suoi confronti”.
Guida contromano forse in cerca di droga
03.07.24 - A bordo di una Twingo rossa svolta a gran velocità da via Sempione in via Trino senza curarsi di essere contromano. Percorre un isolato e poi, sempre contromano, imbocca via Sandigliano. Una telecamera lo riprende mentre sta passando come una saetta. Arrivato in corso Giulio Cesare si ferma, proprio all’incrocio tra le due strade. Dove ogni giorno si consumano le solite scene di spaccio.
È ovvio che ha fretta. Fretta di raggiungere quel gruppo di disonesti. Con loro resta poco. Fa quello che deve fare e poi riparte con la sua utilitaria scattante, ma questa volta viaggia nel senso di marcia corretto. Si tratta di un trentenne, apparentemente italiano, racconta chi lo ha visto.
“Molto probabilmente aveva l’urgenza di recuperare lo stupefacente al solito angolo, dai soliti noti, mi riferisco ai pusher senegalesi che si sono impossessati di quel tratto di strada – commenta la capogruppo di FdI in Circoscrizione 6 Verangela Marino che ci ha fatto la segnalazione e inviato le immagini -. C’era il rischio che investisse un pedone o facesse un frontale”.
Chi abita qui è abituato a vedere auto che sfrecciano contromano nel dedalo di vie interne e pusher a ogni angolo. “Mi chiedo perché – aggiunge Marino - l'amministrazione comunale non installi due telecamere, una tra Giulio Cesare e via Sandigliano che riprenda lo spaccio di droga e l’altra tra le vie Sempione e Trino per cogliere in fallo gli automobilisti che viaggiano a forte velocità, rischiando di causare gravi incidenti. Sarebbe un modo per fare cassa, visto che i conti della Città sono sempre in rosso”.
È ovvio che ha fretta. Fretta di raggiungere quel gruppo di disonesti. Con loro resta poco. Fa quello che deve fare e poi riparte con la sua utilitaria scattante, ma questa volta viaggia nel senso di marcia corretto. Si tratta di un trentenne, apparentemente italiano, racconta chi lo ha visto.
“Molto probabilmente aveva l’urgenza di recuperare lo stupefacente al solito angolo, dai soliti noti, mi riferisco ai pusher senegalesi che si sono impossessati di quel tratto di strada – commenta la capogruppo di FdI in Circoscrizione 6 Verangela Marino che ci ha fatto la segnalazione e inviato le immagini -. C’era il rischio che investisse un pedone o facesse un frontale”.
Chi abita qui è abituato a vedere auto che sfrecciano contromano nel dedalo di vie interne e pusher a ogni angolo. “Mi chiedo perché – aggiunge Marino - l'amministrazione comunale non installi due telecamere, una tra Giulio Cesare e via Sandigliano che riprenda lo spaccio di droga e l’altra tra le vie Sempione e Trino per cogliere in fallo gli automobilisti che viaggiano a forte velocità, rischiando di causare gravi incidenti. Sarebbe un modo per fare cassa, visto che i conti della Città sono sempre in rosso”.
Imbrattano i muri, una telecamera le riprende
01.07.24 - Armate di bombolette spray arrivano in via Cavaglià all’incrocio con via Salassa, poco dopo le 23. Sono tutte donne. Una telecamera le riprende mentre stanno imbrattando i muri dei palazzi. Sghignazzano in mezzo a un gruppo di persone. Tra gli spettatori spicca qualche indifferente in sella alla propria bici. È un silenzio assenso quello dei presenti, considerato che nessuno tenta di fermarle. Ma non c’è da stupirsi perché questa è zona di spaccio a tutte le ore. All’angolo si vede sempre qualche pusher di colore e i clienti, molti italiani, fanno capolino anche in auto per un acquisto di droga rapido. Insomma, non si tratta dei soliti “zombie strafatti di crack” a cui Barriera ci ha abituati.
Neanche le imbrattatrici sono le classiche tossiche anoressiche che ciondolano nel quartiere, pronte a tutto pur di ottenere una dose di crack. Sul muro, vicino al civico uno, scrivono “Molestatore stai attento non sono sola siamo in cento”. Poi attraversano la strada e vanno a sporcare di vernice anche l'edificio di fronte. Uno dei residenti si infuria e chiama il numero unico. La risposta dell’operatore è che non possono farci nulla.
“E’ probabile che siano venute qui a cercarsi la droga, ma non avessero i soldi per pagarla. Forse il pusher le ha molestate e loro hanno pensato bene di lasciargli quel messaggio sul muro” racconta il cittadino ai nostri microfoni e poi aggiunge: “Chi abita in questa zona, come me, non ha dubbi. Sono squatter che vanno in giro a rompere le scatole alle persone perbene. Ora ci tocca pure pagare l’imbianchino per cancellare le scritte”.
Il gruppo poi si sposta in via Salassa per lasciare il segno anche lì. Su un palazzo all’angolo con via Trino dispensa un’altra delle sue “perle di saggezza” con la vernice rossa: “Uomo morto non stupra!”. Inutile indugiare ancora sulla rabbia dei residenti che sono stanchi di dover fare i conti con il degrado. Inutile pure aggiungere che le colpevoli resteranno impunite nonostante l’occhio elettronico le abbia riprese all’opera. “Beh, se non altro sono state delicate nella scelta dei colori. Hanno usato il bianco sul muro bordò e l’oro su quello grigio” conclude con ironia il lettore rassegnato che ci ha fatto la segnalazione.
Neanche le imbrattatrici sono le classiche tossiche anoressiche che ciondolano nel quartiere, pronte a tutto pur di ottenere una dose di crack. Sul muro, vicino al civico uno, scrivono “Molestatore stai attento non sono sola siamo in cento”. Poi attraversano la strada e vanno a sporcare di vernice anche l'edificio di fronte. Uno dei residenti si infuria e chiama il numero unico. La risposta dell’operatore è che non possono farci nulla.
“E’ probabile che siano venute qui a cercarsi la droga, ma non avessero i soldi per pagarla. Forse il pusher le ha molestate e loro hanno pensato bene di lasciargli quel messaggio sul muro” racconta il cittadino ai nostri microfoni e poi aggiunge: “Chi abita in questa zona, come me, non ha dubbi. Sono squatter che vanno in giro a rompere le scatole alle persone perbene. Ora ci tocca pure pagare l’imbianchino per cancellare le scritte”.
Il gruppo poi si sposta in via Salassa per lasciare il segno anche lì. Su un palazzo all’angolo con via Trino dispensa un’altra delle sue “perle di saggezza” con la vernice rossa: “Uomo morto non stupra!”. Inutile indugiare ancora sulla rabbia dei residenti che sono stanchi di dover fare i conti con il degrado. Inutile pure aggiungere che le colpevoli resteranno impunite nonostante l’occhio elettronico le abbia riprese all’opera. “Beh, se non altro sono state delicate nella scelta dei colori. Hanno usato il bianco sul muro bordò e l’oro su quello grigio” conclude con ironia il lettore rassegnato che ci ha fatto la segnalazione.