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FUGA DI GAS IN CASA: UNA DONNA MUORE INTOSSICATA

Immagine del redattore: facciamobarrierafacciamobarriera

Aggiornamento: 12 feb 2024

Tutta colpa di un malfunzionamento dello scarico della caldaia. A uccidere Ana Maria Rodriguez, peruviana di 58 anni, un’esalazione di monossido di carbonio. Accade in via Spontini 26, nel pomeriggio di martedì 23 gennaio. Il marito, un operaio di 60 anni, anche lui di origini peruviane, rientra a casa e la trova priva di sensi. Giusto il tempo di chiamare i soccorsi e aprire la porta ai volontari della Croce Verde di Villastellone ed ecco che si accascia al suolo per avere respirato il gas tossico. Inutili i soccorsi per lei, lui invece viene ricoverato al San Giovanni Bosco, ma non è in pericolo di vita.


Era dalla sera prima che Ana Maria non si sentiva bene. Si era illusa che la stanchezza fosse dovuta a un qualche malanno di stagione. Invece no. Continuava a respirare il monossido. Un gas subdolo perché inodore, incolore e insapore. Un gas killer per chi lo inala inavvertitamente. E così è andata. La vecchia caldaia, sistemata in soggiorno, funzionava male da tempo. Con la rottura del tubo il monossido si è liberato all’interno dell’appartamento invece di essere convogliato nella canna fumaria. È quanto emerge dalle prime ricostruzioni dei vigili del fuoco. Intanto proseguono gli accertamenti da parte della polizia per risalire a eventuali responsabilità.


Ana Maria è da tutti descritta come una donna di buon cuore, di grande fede. Per la perdita sono addolorati i figli, i parenti, gli amici, i vicini casa, chiunque in Barriera abbia avuto modo di conoscerla. La ricorda con affetto il pastore Ramòn Ortega del Movimento Missionario Mondiale, chiesa evangelica di corso Giulio Cesare. Sia lei che il marito nella comunità evangelica erano molto attivi. Ana Maria, da quando un incidente sul lavoro l’aveva costretta a casa, si dedicava ai più umili, agli emarginati. Una vita impegnata nel volontariato la sua. Da alcuni anni era cappellana in carcere dove seguiva almeno una quarantina di detenuti. Nata a Lima, dopo lunghi viaggi si era trasferita a Torino da oltre vent’anni.



 

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