Quando le statistiche confermano percezioni ampiamente diffuse fra gli abitanti si ha la conferma di un problema. Esattamente come quando il termometro conferma la febbre di chi si sente poco bene.
Oggi il termometro che misura lo stato difettoso di Torino nord è rappresentato da una serie di indicatori Istat elaborati dall’economista Mauro Zangola per La Stampa.
I dati raccontano che, nella città di Torino, il luogo in cui si registra il maggior disagio sociale è la borgata Monte Rosa, nel quartiere Barriera di Milano. Quest’area presenta la maggiore densità di popolazione del territorio urbano – si arriva a quasi 31.000 residenti per chilometro quadrato - e conta la maggior presenza di persone d’origine straniera (quasi metà della popolazione, mentre in media, nel resto della città, sono 147 ogni 1.000 abitanti).
Nella stessa zona è molto basso l’indice d’istruzione scolastica: il 26,5% dei ragazzi in età compresa fra 18 e 24 anni ha in tasca al massimo il diploma di scuola media (in parole povere, un giovane su quattro non ha frequentato le scuole superiori). Naturalmente, una formazione culturale così basica ha diverse ricadute sulle possibilità di inserimento lavorativo e sulle aspettative riguardanti il livello di reddito.
Abbiamo detto della quantità di gente concentrata nelle porzioni metropolitane centrate sulla borgata Monte Rosa (31.000 persone a chilometro quadrato). Per completare il quadro, citiamo la notevole popolosità, in totale, dei sette quartieri torinesi in cui si rileva il reddito più basso (fra cui Barriera): 280.000 persone, cioè circa un terzo di tutti gli abitanti di Torino.
Preoccupanti le cifre relative all’occupazione nelle zone di Regio Parco, Villaretto, borgata Monte Rosa e borgata Monte Bianco: se si prendono in considerazione persone in età compresa fra 20 e 64 anni, la percentuale di chi ha un reddito (anche basso, ma comunque in grado di fornire una disponibilità economica) – nelle fasce cittadine appena menzionate – è di circa il 62% (per esempio, a San Salvario e Santa Rita la percentuale di chi può contare su una entrata economica mensile è nettamente più alta arrivando al 74%).
Dai numeri emerge anche il progressivo invecchiamento della popolazione torinese: ci sono tre anziani per ogni giovane nei territori del parco della Pellerina, di Città Giardino a Mirafiori nord, della collina di Villa della Regina e di Borgo Po, della borgata Lesna vicino al parco Ruffini.
Insomma, i nodi sono questi. Scioglierli è assai complicato. Ma si deve partire da qui per politiche sane e costruttive. Politiche in grado di mitigare, almeno parzialmente, le conseguenze di alcuni trend ormai irreversibili e capaci di incidere, invece, molto di più, sui fenomeni in cui ci sono palesi margini di miglioramento.
Per esempio, promuovere una migliore e più efficace scolarizzazione nei quartieri a rischio non è come scalare l’Everest in costume da bagno nel mezzo d'una tormenta. Ma occorrono progetti seri, con investimenti altrettanto seri e con tempi d’attuazione ancora più seri. Un tale livello di serietà (e disponibilità) lo abbiamo fra i nostri amministratori della cosa pubblica? E, se lo abbiamo, ci sono gli strumenti, le procedure e i contesti organizzativi adatti a favorire e incentivare un modo finalmente responsabile e virtuoso di fare politica? O dobbiamo sempre accontentarci di fiumi di parole, fiato corto, mancanza di visione ed esigue capacità operative?
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