LA SICUREZZA NON SIA QUESTIONE POLITICA
- facciamobarriera
- 7 mag
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Dopo il pandemonio di questi difficili giorni in Barriera, un importante protagonista della vita pubblica torinese (desidera mantenere l’anonimato) ci ha inviato lo scritto che qui di seguito pubblichiamo:
Cara torinese, caro torinese, ti senti sicuro?
La risposta a questa domanda varia molto in base al luogo in cui viene posta. Nei quartieri di Barriera di Milano e di Aurora la risposta è assolutamente uniforme: NO!
Ma oggi, forse, è ancora più utile chiedersi “perché”, ma soprattutto “cosa”, “come” e “chi” può fare qualcosa per arginare un problema, quello della sicurezza, ormai dilagante in qualsiasi grande città. Ecco, il punto è proprio questo purtroppo: il problema "sicurezza" esiste ovunque, in qualsiasi città degna di questo nome, a prescindere dal colore politico della giunta che la amministra. Quali strumenti mancano per rendere più efficace il contrasto al dilagare dei reati? Il Sindaco recentemente è stato molto chiaro nell'affermare cosa la città può fare e cosa no. Ha ragione? Ha torto? Ognuno è libero di avere le proprie idee in merito, ma quello che salta all'occhio è che prima ancora che il Sindaco si pronunciasse, il Prefetto di Torino è intervenuto, intestandosi di conseguenza la titolarità del problema, dando una risposta tramite le forze dell'ordine. Inoltre, se il Sindaco avesse detto qualcosa di totalmente sbagliato, avremmo già fior di interventi da parte delle opposizioni per attaccarlo o criticarlo, cosa che non risulta. Il silenzio "delle destre" è assordante e per questo molto eloquente: riempirsi la bocca con la parola "sicurezza" urlando a squarciagola "al lupo, al lupo", senza mai proporre soluzioni realizzabili, è il modo migliore per fare propaganda politica e raccogliere consensi, tuttavia senza risolvere i problemi, cosa a cui la politica, negli anni, ci ha sempre abituati, ma che forse oggi comincia ad essere mal tollerata. Perciò occorre rivalutare l'approccio di chi, in silenzio, lavora per trovare soluzioni, anche piccole, ai tanti problemi che affliggono la periferia nord di Torino. Chi si occupa professionalmente di sicurezza non è abituato a sbandierare ai quattro venti tutto ciò che fa, perché non ha interesse a raccogliere voti, ma è concentrato solo sulla risoluzione dei problemi (sperando di essere adeguatamente preparato ed esperto per riuscire a individuare le soluzioni idonee). Ogni giorno leggiamo di operazioni delle forze di polizia che portano all'arresto di qualcuno per spaccio, per rissa, per tentato omicidio, per stalking... E poi? Tutti ci lamentiamo della stessa identica cosa: perché, dopo pochi giorni, chi commette i reati esce di galera??? Ecco, forse questo potrebbe essere il punto di partenza più importante per garantire una reale sicurezza a chi vive nella nostra città. Si tratta chiaramente della "certezza della pena". Se il problema della fuoriuscita troppo veloce e troppo facile dalle carceri nasce dal sovraffollamento delle strutture penitenziarie (non in grado di ricevere ulteriori detenuti) perché non si costruiscono nuove strutture e non si assumono altri agenti di polizia penitenziaria per garantire che chi viene arrestato rimanga lontano dalla strada per un po'? Anziché spendere soldi per i militari fermi all'angolo di corso Palermo (o in qualsiasi altro posto della città) - senza possibilità di vero intervento - perché non si usa quel denaro per assumere poliziotti o carabinieri da mandare sulle strade?

Queste sarebbero scelte politiche capaci di incidere realmente sulla sicurezza, non le fantomatiche e stravaganti richieste che continuiamo a leggere da parte di sedicenti specialisti della sicurezza i quali pontificano dai loro inespugnabili account facebook. La sicurezza è una questione tecnica (non teorica) e come tale dovrebbe essere affrontata. La politica, a qualsiasi livello, bene farebbe a smetterla di giocare a chi è più bravo a "parlare di sicurezza".
Siamo nel 2025 e mai come prima servirebbe poter tornare indietro a quando gli italiani erano solamente 60 milioni di allenatori della nazionale. Oggi invece sui social diventiamo in base alla necessità del momento, esperti virologi, poi esperti economisti, poi esperti politologi fino a diventare esperti della sicurezza...tutto con un semplice click. Se davvero vogliamo trovare qualche soluzione ai problemi, dovremmo saper affidarci a chi lo fa per mestiere e sa di cosa parla. Evitiamo di dare credito al primo pseudopolitico di turno che nella sua vita magari ha lavorato meno anni di quanti ne abbia passati nelle scuole.
"Fatti, non pugnette" [cit. Palmiro Cangini].
Pino Borsello
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