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INTERVALLO (CON BIVACCO) IN VIA BOLOGNA 267

Non vogliono proprio accettare di andarsene i rom, cacciati dall’appartamento all’interno del complesso Atc di via Bologna 267. Dopo il terzo intervento da parte delle forze dell’ordine, di martedì 6 agosto, si sono accampati nel cortile. Hanno dormito a bordo delle loro auto, dieci in tutto, e dei tre furgoni fermi lì da tempo. “Sono pronti per occupare un altro alloggio, purtroppo di vuoti nel Condominio ce ne sono alcuni – raccontano i residenti preoccupati -. Lo hanno detto chiaramente agli agenti mentre li stavano mandando via”.


Bisogni fisiologici

È davvero una storia all’italiana questa. Il cortile da martedì è diventato un vero e proprio accampamento. Gli adulti se ne stanno seduti sulle sdraio e i bambini urlano e giocano per tutto il giorno sotto i balconi. Mangiano qualcosa al volo e poi, in assenza di toilette, i bisogni si fanno all’aperto tra le auto parcheggiate. C’è pattume ovunque, come sempre abbandonato dove capita. Gli abitanti del condominio non si sentono sicuri perché i rom usano nei loro confronti toni minacciosi e intimidatori. “La situazione è andata peggiorando in questi ultimi giorni perché loro sanno perfettamente che l’intervento dei Vigili è stato richiesto proprio da noi – affermano i residenti -. Non c’è da stare sereni. Prima o poi procederanno con una nuova occupazione”.


Il braccio di ferro tra i rom e la Città ormai va avanti da lunedì mattina quando l’appartamento in cui gli abusivi si erano insediati da tempo viene sigillato dal Nucleo operativo della Polizia locale. Loro tornano in fretta e furia dalle vacanze e se ne rimpossessano. La sera si svolge il secondo sopralluogo a cui prendono parte anche i poliziotti. Tutto inutile perché i rom riescono a entrare ancora una volta nell’alloggio dove trascorrono la notte. Martedì mattina alle 9 scatta il terzo intervento. La Polizia in forze mette alla porta gli occupanti che raccolgono le loro cose per portarle a bordo delle auto e dei furgoni. E poi si insediano nel cortile. Questo non è altro che il quarto capitolo di una storia che non vuole proprio finire.           


   

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