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BREVE STORIA TRISTE

Federico è un torinese di 27 anni con un disturbo della personalità borderline (non è matto, ma non sta bene) dal 2017.


Federico, nella notte fra il 10 e 11 ottobre si presenta al pronto soccorso del San Giovanni Bosco in preda a crisi esistenziale: dopo 4 ore gli dicono di andar via perché non presenta condizioni da ricovero.


Federico sferra un pugno contro una porta dell’ospedale gridando la propria disperazione.


Federico viene fermato dai Carabinieri.


Federico viene rimesso in libertà poche ore dopo dalla pm Elisa Pazé che comprende il suo malessere non accompagnato da cattive intenzioni.


Federico, qualche giorno dopo, ha un’altra crisi e viene portato al San Giovanni Bosco in ambulanza.

Federico Fedele

Federico vede una fila troppo lunga davanti a sé e se ne va.


Federico ha una mamma che si chiama Lia e che il 22 ottobre chiama il Centro di salute mentale riuscendo solo a lasciare il proprio numero. Viene richiamata tre giorni dopo da un operatore che le dice “fino a dicembre non si può ricoverare nessuno per mancanza di fondi”.


Federico alle 9.20 di domenica 27 ottobre invia un messaggio a Lia: “Ciao mamma ti voglio bene”.


Federico si toglie la vita nel piccolo alloggio che la famiglia gli aveva dato per aiutarlo.


Federico non può più leggere la risposta di mamma Lia: “Fede ne hai passate tante, passerai anche questa”.


Federico non può più sapere che la procura apre ora un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato.


Federico non può più sapere che il San Giovanni Bosco scrive poi “Non c’è correlazione tra l’accesso al pronto soccorso e l’evento anticonservativo. E’ arrivato in stato di alterazione alcolica. Era in carico a un’altra Asl”.

 

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