Figlio di Barriera, chansonnier italiano, te ne sei andato dieci anni fa, portando via con te una valigia piena di ricordi di un mondo che non c'è più. Hai cantato i poveri, gli ultimi, i disperati, gli sfruttati, gli immigrati dal Sud. Gente di periferia di un tempo ormai passato. Quelli che si volevano bene, che si accontentavano di un bicchiere di vino in piola tra amici, di un amore strampalato, dei bagni al Sangone. Persino le ciucche erano poetiche.
Ironico, malinconico, a tratti commovente, sempre arguto hai raccontato con arte la Torino d’antan. Con orgoglio e dignità sabauda. E ti sei disperato quando la tua città ha cominciato a farsi diversa. “Pòrta Pila a smija mòrta” cantavi magonato negli anni in cui Porta Palazzo smetteva di essere la Porta Palazzo della tua gioventù, sensa sagrin. Ma se potessi vedere oggi la tua Barriera che sta andando a pezzi picconata dal degrado, chissà che diresti?
Comments