Tutto fermo alla ex Gondrand, da parecchi giorni. Non ha torto chi teme (tanti) che Barriera non si libererà facilmente di quegli edifici fatiscenti e già attaccati a ripetizione dalle ruspe, dove fino al recente passato si rifugiavano tossici e sbandati. È vero, a pensar male quasi sempre ci si azzecca. La demolizione è stata sospesa perché nel frattempo è intervenuta l’Arpa per effettuare una verifica di impatto ambientale. Sono in corso i rilievi. Dovranno essere analizzati i materiali presenti e le polveri prodotte nel cantiere durante le operazioni di abbattimento. Al momento, di certo c’è soltanto che la struttura ha bisogno di essere bonificata perché contiene amianto in abbondanza. Insomma si va per le lunghe. Più del previsto.
Potrebbe essere necessario chiudere l’area a rischio in una sorta di sarcofago per evitare fuoriuscite e contaminazioni ambientali. Un po’ come si fece a Chernobyl dove fu costruito un sarcofago di cemento e acciaio attorno al reattore esploso per isolarlo. Ma in tal caso i costi per la bonifica saranno esorbitanti e, ovviamente, la proprietà deciderà di sostenerli soltanto se verrà individuato un acquirente disposto a fare una proposta congrua. Cosa non facile e così, nella peggiore delle ipotesi, i lavori non ripartirebbero.
Dopo lo sgombero del 7 novembre scorso, le ruspe sono subito entrate in azione per demolire l’interno del capannone, in cui si erano principalmente accampati tossici e disperati. Tre mesi e mezzo dopo, del grande fabbricato restano in piedi soltanto i pilastri e la tettoia. La copertura in amianto del magazzino è stata rimossa. Poi, secondo il cronoprogramma si sarebbe dovuto procedere alla demolizione degli uffici, un blocco di sette piani, per 2mila metri quadrati di superficie. E, invece, il cantiere è stato stoppato.
Dal canto suo, anche il Comune di Torino dovrebbe farsi carico di parecchi interventi, ma non è chiaro che intenzioni abbia, in mancanza di un vero e proprio progetto di riqualificazione. Le trattative con la All building gruppo Ellemme (la proprietà) sono ancora in corso. Per cambiare la destinazione d’uso da industriale a “servizi e commerciale” è necessario che il Consiglio comunale esamini e approvi la variante del piano regolatore presentata. Il sindaco Lo Russo, durante il sopralluogo del 7 novembre, aveva dichiarato: “All’inizio del 2024 avremo un quadro preciso di come si trasformerà questa zona che sarà un fondamentale snodo logistico”. Tutto tace per ora.
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