Riceviamo e pubblichiamo una lettera che ci ha inviato un nostro lettore. Giulio in poche righe ci racconta il sabato di Barriera, facendo riferimento ironicamente alla lirica di Giacomo Leopardi intitolata "Il sabato del villaggio". Qui però non si parla della donzelletta che vien dalla campagna e che reca in mano un mazzolin di rose e di viole. E la festa che si preannuncia non è quella fatta di bei momenti di incontro e che riempie i cuori di gioia e speranza. Protagonisti della narrazione sono gli spacciatori che attendono felici il sabato perché sanno che faranno grossi affari. Alla fine della giornata, infatti, potranno dilettarsi contando il denaro guadagnato illecitamente, vendendo dosi di veleno. Questa, scrive Giulio, è la festa che si prepara nel quartiere ogni sabato. Una festa per pochi (si fa per dire) disonesti.
IL SABATO DEL VILLAGGIO
"Il miglior modo di nascondere un tesoro è posizionarlo sotto gli occhi di tutti. Così recita un detto che risale all'antica Roma. Lo usavano i patrizi. Oggi invece è fonte di ispirazione per gli spacciatori che occupano le panchine di Largo Palermo. Un posto diventato da tempo uno squallido crocevia di persone. Il flusso è interminabile, costante, a tutte le ore. È ideale per chi delinque almeno per due motivi: perché ci sono innumerevoli vie di fuga, ma soprattutto per la totale assenza di controlli, in particolare nel giorno più fruttuoso e redditizio della settimana per i venditori di droga in Barriera. Insomma, non sarà esattamente come quello leopardiano, ma anche questo è il sabato del villaggio, del nostro villaggio purtroppo".
Bell articolo di cinica ironia