Un’altra mazzata è pronta per gli abitanti di Torino nord. È la chiusura, dal 16 dicembre, dell’ufficio postale di via Verres. Una decisione univoca di Poste Italiane che riguarda anche le sedi di via Nizza 8, via Guicciardini 28, corso Casale 196 e via della Parrocchia 3. Insomma, cinque sportelli postali cancellati entro fine anno.
Non è una faccenda di poco conto perché si pone in palese controtendenza con la necessità di rivitalizzare Barriera di Milano. Residenti e istituzioni sono assolutamente concordi sull’esigenza di incrementare i servizi, di aumentare le attività utili alla cittadinanza, di dare impulso alla vivibilità del quartiere. Invece, Poste Italiane, fa la scelta, inversa, depauperando l’area settentrionale di corso Giulio Cesare di un servizio di cui usufruiscono migliaia di cittadini, molti di loro anziani o disabili, i quali, magari, si recano in via Verres per ritirare la pensione, pagare le bollette, spedire e ricevere lettere raccomandate e pacchi.
Precisiamo: è vero che le Poste stanno investendo notevolmente (e spesso anche bene) sulla digitalizzazione di molti servizi. Infatti, molte operazioni si possono ora comodamente svolgere da computer o telefono. Tuttavia, è altrettanto vero che ampie fasce della popolazione sono ancora intrappolate nel gap della mancata alfabetizzazione digitale manifestando, pertanto, gravi difficoltà dinanzi agli strumenti elettronici. Senza contare che alcuni passaggi operativi restano complicati, astrusi e talvolta inefficienti (vedi i giri viziosi da compiere con lo SPID).
È anche vero che l’ufficio postale di via Spontini dista circa 500 metri da quello che sarà chiuso in via Verres, ma la questione – ripetiamo – è molto più strategica che non strettamente operativa. Inoltre, l’immaginario gioca la sua parte: la chiusura di un ufficio di servizio pubblico è un simbolo dell’inesorabile e continuo degrado di quella porzione della città che invece merita rilancio, potenziamento, investimenti.
Il valore pratico e simbolico della faccenda non sfugge al sindaco Stefano Lo Russo. Il primo cittadino di Torino, infatti, apprendendo la notizia, il 22 ottobre scrive un vero e proprio appello a Poste Italiane affinché riconsideri attentamente e responsabilmente l’annunciata chiusura. Ma i tempi sono davvero stretti e, probabilmente, la società postale controllata dal Ministero dell’Economia (forse ancora per poco) ha già intrapreso le azioni necessarie per abbassare le saracinesche delle cinque sedi… per sempre.
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