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NUOVE INTITOLAZIONI IN BARRIERA E A FALCHERA

Tra le parecchie intitolazioni deliberate il 12 novembre dalla Commissione Toponomastica della Città di Torino, due riguardano la Circoscrizione 6.


Su proposta del vicecapogruppo Pd in Sala Rossa Pietro Tuttolomondo, la Cittadella dello sport di via degli Ulivi 11, a Falchera, sarà dedicata alla piccola Beatrice “Bea” Naso e alla mamma Stefania Fiorentino, scomparse a pochi mesi di distanza l’una dall’altra. Il complesso, gestito dall’associazione Nida (Nazionale italiana dell'amicizia Onlus), ha come obiettivo quello di avvicinare al mondo dello sport bambini sani e bambini disabili o reduci da malattie più o meno gravi, che una volta dimessi dall’ospedale, vogliono tornare alla vita di tutti i giorni, grazie anche alla pratica sportiva.


“Dopo mille battaglie burocratiche, un pezzo della promessa fatta a Bea e Stefy siamo riusciti a mantenerla. Ora dobbiamo finire di costruire il prima possibile il centro con l’aiuto di tutti, in modo che nel loro nome possano essere aiutati tantissimi bambini – esulta la Nida sui social -. Siamo molto commossi, emozionati e felici. Tante, troppe battaglie, ma a volte anche qualche grande gioia. Da oggi Bea e Stefy entrano nella toponomastica di Torino e così nessuno le potrà mai più dimenticare”.


È soddisfatto pure il vicepresidente vicario del consiglio comunale Domenico Garcea (Forza Italia) per aver ottenuto all'unanimità l’intitolazione a Don Angelo Martano e Don Virgilio Zucca del giardino pubblico di piazza Rostagni (compreso tra le vie Casella, Cimarosa e Petrella).

Don Angelo Martano e don Virgilio Zucca

"La proposta, di cui sono particolarmente fiero, nasce dalla volontà di dedicare un luogo pubblico a due sacerdoti salesiani che hanno messo la loro vita al servizio della comunità della periferia nord di Torino – commenta Garcea -. Don Angelo e Don Virgilio sono state presenze di riferimento per tutti i giovani della zona e per le loro famiglie, in particolare per quelle che frequentavano l'oratorio Michele Rua tra gli anni trenta e la fine del secolo scorso. Tutti li ricordano come fulgidi esempi di altruismo, sulle orme di Don Bosco, sempre al fianco dei più piccoli e dei più fragili in un contesto cittadino caratterizzato da un crescente disagio sociale dovuto alla povertà, alle profonde trasformazioni socio-economiche e alla necessità di integrazione conseguente”.

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