top of page

POCA GENTE AL PRESIDIO DEGLI ANARCHICI CONTRO L'ESERCITO

Alla fine il presidio per dire “Via i militari da Barriera!”, organizzato dall’Assemblea antimilitarista, in corso Palermo angolo via Sesia, s’è fatto. Ma non davanti al contingente dell’esercito di Strade sicure e ai poliziotti che, per l’occasione, si sono spostati in corso Giulio Cesare all’altezza di via Cherubini. Quindi non c’è stato il faccia a faccia, da tanti temuto perché avrebbe potuto inasprire gli animi dei contestatori. Che invece erano davvero pochi, nemmeno una quindicina. Niente musica, come era stato promesso nei volantini. Soltanto due striscioni appesi e un paio di interventi brevi al megafono. Toni pacati. Nessuna intenzione di arrivare allo scontro.


E così l’appuntamento antimilitarista si consuma perlopiù tra l’indifferenza dei passanti, poco interessati a capire di chi sia il gazebo. Forse ormai abituati a vedere di tutto in quest’angolo di quartiere. Uno degli slogan recita “Sicurezza è un mondo senza razzismo e polizia”. E, al megafono, gli anarchici ci tengono a porre l’accento su quelli che, secondo loro, rappresentano i veri problemi del quartiere: la povertà innanzitutto, il lavoro precario, sottopagato o in nero (quando c’è), gli sfratti per chi non ha la possibilità di pagare l’affitto, la tutela della salute definita “una merce di lusso che possono permettersi in pochi”. Poi affrontano anche il tema dei migranti: “Il governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti” dicono.


Sul volantino, che distribuiscono ai cittadini, contestano le missioni all’estero delle forze armate italiane, cresciute di numero nel tempo facendo così lievitare la spesa militare. “Barriera – si legge -, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole”. Contro quella che definiscono la militarizzazione della zona che, per loro, serve soltanto a spostare di qualche centinaio di metri i pusher scrivono: “Basterebbe farla finita con il proibizionismo, consentendo la vendita delle sostanze, con tanto di etichetta e foglio informativo in appositi negozi, per farla finita con le mafie e la disperazione dei tossici”.


Per rendere migliore la vita dei cittadini una ricetta c’è come spiega in conclusione il manifestino: “Costruiamo insieme assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti! Non è un’utopia ma l’unico orizzonte possibile per liberarci dallo stato e dal capitalismo”. Anche se, di questi tempi, qualche esperto di economia, acuto e creativo, è convinto che il capitalismo sia già morto. Secondo Gianīs Varoufakīs, ex Ministro delle finanze della Grecia, a ucciderlo sarebbe stata una manciata di grandi imprenditori high-tech. Già, siamo nell’era di Amazon, Apple, Google, Alibaba, forse oltre il capitalismo e il peggio deve ancora venire (secondo alcuni economisti). Difficile tornare indietro. Ma un mondo diverso (senza stato, senza regole) si può sempre sognare.



188 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating
bottom of page