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FABBRICHE DI SIGARETTE ILLEGALI A TORINO NORD

  • Immagine del redattore: facciamobarriera
    facciamobarriera
  • 57 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min

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Cinque opifici occulti che producevano illegalmente sigarette e due depositi per lo stoccaggio del materiale illecito sono stati scoperti in città e nell’hinterland grazie a un’operazione congiunta della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Torino, denominata “Chain smoking”. Oltre ai sette siti in questione, sono state sequestrate oltre 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti riportanti i marchi contraffatti di noti brand del settore.



Otto persone di nazionalità ucraina, rumena e moldava, colte in flagranza di reato, sono finite in manette. Dovranno anche rispondere del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.


Opifici e depositi sequestrati erano dislocati nell’area nord della città, a Madonna di Campagna e a Barca e Rebaudengo (sul territorio della nostra Circoscrizione), oltreché nei comuni di Venaria Reale e Caselle torinese. Erano mimetizzati in aree industriali.    

 

Negli opifici c’erano sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità.


Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.


Per quanto riguarda il personale è emerso che era proveniente da Paesi dell’Est europeo, impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza. Negli opifici le finestre verso l’esterno erano state oscurate e pertanto gli ambienti interni venivano illuminati dalla luce artificiale. “Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo assai degradante e molto vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche in questione, senza poter avere alcun contatto con l’esterno, costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela” spiega una nota dell’Ufficio stampa della Guardia di Finanza.


Si è stimato che ciascuna linea di assemblaggio e confezionamento producesse 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile  in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni pari a non meno di 175 milioni euro. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in 112 milioni circa, oltre all’iva del valore di 28 milioni.



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