Un grido di allarme quello lanciato dal Procuratore generale di Torino, Lucia Musti. Un allarme che riguarda tutta la città, dal centro a Barriera di Milano: “Torino capitale della galassia dei centri sociali e degli anarco-insurrezionalisti”. Lo dice nella solenne occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Le sue parole rimbombano con rara potenza nell’Aula Magna del Tribunale di Torino, ma rimbalzano subito anche negli ambienti politici, nelle redazioni dei giornali, nelle università, nelle strade del capoluogo piemontese.
Non fa sconti a nessuno questo magistrato di 66 anni, con 43 anni di esperienza alle spalle, originaria di Sabaudia e insediatasi solo 4 mesi fa nel delicato ruolo della Procura generale piemontese. La sua preoccupazione per quanto sta accadendo a Torino è evidente: ”sono inammissibili le ripetute manifestazioni di odio, di violenza, di devastazione dei beni collettivi”.

Lucia Musti è rimasta molto colpita dalla recente escalation degli scontri di piazza, spesso durante cortei non autorizzati e convocati dai centri sociali per motivazioni internazionali. In particolare, punta la sua attenzione sull’alto prezzo pagato dalle donne e dagli uomini delle forze dell’ordine: “assistiamo ripetutamente a episodi in cui sono gli operatori di polizia a tornare a casa con un referto di lesioni in tasca”.
La denuncia del Procuratore generale è anche di carattere sociale e culturale quando parla dell’ignoranza dei giovani che bruciano in piazza le bandiere israeliane dimostrando di non conoscere il male assoluto patito dal popolo ebraico (lo dice, tra l’altro, a poche ore dalla Giornata della Memoria) e quando parla del ragazzo che poco tempo fa ha fatto il segno delle tre dita a simboleggiare la P38 (e quindi tutta la stagione infausta dell’eversione di piazza degli anni Settanta, gli anni di piombo).
Una persona che ha dedicato la propria vita al rispetto della legge andrebbe ascoltata con attenzione perché se lancia un allarme di questa portata lo fa sapendo molto bene ciò che dice e ciò che implica. D’altro canto, sono mesi che gli esperti segnalano una sciagurata strategia eversiva torinese che ora viene attuata anche reclutando giovani immigrati di seconda generazione che vivono nei quartieri periferici come Barriera.
Escalation di violenza anarchica? A me non pare. Sarei più preoccupata dei furti e delle spaccate anche in questi ultimi giorni, dei pusher indisturbati. Darei attenzione a chi manifesta per il verde pubblico (vedi Meisino), cui le istituzioni voltano le spalle. Basterebbe ascoltare Gratteri per sapere quali sono i problemi importanti e i processi mai terminati....