Il nuovo piano per la sicurezza di Torino sarà presentato giovedì 23 gennaio al Cosp (Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica), il tavolo presieduto dal prefetto, a cui partecipano tra gli altri il questore, rappresentanti dell’amministrazione comunale e delle forze dell’ordine. Ad annunciarlo il sindaco Stefano Lo Russo durante la diretta radiofonica del martedì. Il documento dovrà essere messo a punto, poi potrà partire la sperimentazione.
Non si tratta di un Daspo urbano, ma di un modello Torino per la sicurezza che utilizza gli strumenti messi a disposizione dalla circolare Piantedosi. Sarà pertanto un modello integrato che mette insieme elementi di sicurezza di ordine pubblico con provvedimenti di carattere amministrativo. Quindi scenderanno in campo pattuglie interforze composte da polizia, carabinieri, finanza e anche dalla Municipale per contrastare lo spaccio, la microcriminalità e inoltre tutti i fenomeni legati alla malamovida.

Il sindaco in visita nel quartiere Barriera di Milano
Innanzitutto dovranno essere approvate le “zone a vigilanza rafforzata”. Sulla base dei dati raccolti nelle scorse settimane (denunce fatte, interventi effettuati, arresti eseguiti) sono state individuate alcune macroaree, particolarmente in difficoltà. Barriera di Milano non poteva mancare, ma c’è anche Aurora e poi si aggiungono i luoghi della malamovida (come San Salvario, Santa Giulia, piazza Vittorio Veneto e pure Vanchiglietta). Ma a decidere quali zone hanno bisogno di essere monitorate sarà proprio il Cosp. Stabilito ciò, si potrà partire con il piano che mette a sistema provvedimenti amministrativi, controlli e contrasto alla microcriminalità.
Il nuovo modello Torino ambisce a fare scuola. Come spiega il sindaco, è una misura da sperimentare che potrebbe poi essere utilizzata da altre città. Il Daspo “guarda in generale ai fenomeni di degrado urbano, mentre il modello che abbiamo in mente è pensato come strumento per intervenire in maniera efficace contro la criminalità” afferma Lo Russo. Insomma, secondo il primo cittadino, va oltre il Daspo ed è meglio del presidio fisso dell’esercito nei quartieri, che rischia soltanto di spostare il problema, senza risolverlo.
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