Saranno le immagini raccolte dagli occhi elettronici che sorvegliano giorno e notte il parcheggio dell’ospedale San Giovanni Bosco a raccontare cosa è realmente accaduto prima, durante e dopo l'investimento di Esmeralda Morgana Salkanovic, la bambina rom di due anni, poi deceduta al Regina Margherita in seguito alle gravi lesioni riportate.
Occorre innanzitutto stabilire a chi vadano attribuite precise responsabilità. Per esempio, i fotogrammi dovranno chiarire se la piccola Mimì (così la chiamavano tutti ) fosse sola negli attimi prima di essere investita e, nel caso in cui si trovasse in compagnia di qualche adulto, come abbia fatto a sfuggire al controllo.
Attualmente sono due le persone iscritte nel registro degli indagati: la oss di 59 anni, che era alla guida dell’auto, per "omicidio stradale" (un atto dovuto, secondo quanto prevede il codice penale) e la mamma 21enne della bimba, Cristina Salkanovic, che dovrà rispondere dell’accusa di "cooperazione colposa in omicidio stradale e abbandono di minore".
Tra i testimoni il barista del chiosco-caffetteria davanti al polo sanitario che racconta l’accaduto ai giornali. “A un certo punto l’auto dell’infermiera si è immessa nella corsia che porta verso l’uscita di via Gottardo – spiega -. Andava piano. Ha fatto cenno a chi c’era di spostarsi. Quasi tutti sono andati via, tranne la povera Esmeralda, che è stata centrata dalla macchina".
Diversa la versione dei fatti fornita da un parente della bimba morta. “Mimì giocava ed è spuntata davanti alla macchina. La donna l'ha presa in pieno. Ha accelerato o così ci è sembrato – ha detto ai giornalisti -. Siamo entrati tutti nell’abitacolo e le abbiamo tolto le chiavi dal quadro perché abbiamo pensato che volesse scappare”.
I fotogrammi aiuteranno gli inquirenti a fare luce anche su quanto accaduto nei momenti subito dopo l’incidente quando si è scatenato un gran parapiglia e per sedare gli animi dei rom imbestialiti è dovuto intervenire un battaglione dei Carabinieri insieme con diverse pattuglie della Polizia. A quanto pare la stessa operatrice socio-sanitaria avrebbe riportato ferite non troppo gravi, poi medicate al pronto soccorso delle Molinette. E non è da escludere che nei prossimi giorni presenterà denuncia nei confronti di chi la ha aggredita e strattonata con violenza.
Che i rom accorsi nel piazzale del San Giovanni Bosco per poi spostarsi davanti al Regina Margherita, dove la piccola è deceduta nella mattinata di martedì 13 agosto, fossero particolarmente su di giri lo conferma infine il pestaggio che ha subito un fotoreporter della Stampa. “Ero andato da quel papà senza macchina fotografica, per fargli le condoglianze. La morte della bimba mi aveva toccato profondamente. Mai avrei pensato di essere aggredito e preso a pugni. Umanamente sono rimasto molto deluso, amareggiato” racconta Maurizio Bosio che per le botte prese ora ha un occhio gonfio e il naso fratturato.
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