“Buongiorno redazione di Facciamo Barriera, sono una abitante del quartiere e volevo segnalare che di notte si sentono i fuochi artificiali che avvertono dell’arrivo di varie sostanze. A me pare che i botti vengano sparati in via Sandigliano e via Rondissone, verso corso Vercelli”. Comincia così una delle tante mail che ogni giorno arrivano a facciamobarriera@gmail.com.
Possiamo ipotizzare che non si tratti solo delle consuete “prove generali” dei deprecabili botti di Capodanno perché la nostra lettrice specifica che le esplosioni avvengono da molto tempo e in tutte le stagioni. Tuttavia, abbiamo fatto ampie ricerche attingendo da fonti che si sono occupate di questo fenomeno anche in altre città italiane e abbiamo appurato che la versione <è arrivata la droga> sarebbe una “leggenda metropolitana”.
Ecco perché si tende a escludere i botti come ALERT rivolto a chi abita in zona per segnalare l’arrivo di droga: “sarebbe un modo davvero strano – ci dice un investigatore delle forze dell’ordine – per fare clamore controproducente e autoaccusatorio su un fatto che i <pusher>, ovviamente, preferiscono tenere molto più celato e riservato”. Esistono ben altri “canali” per informare gli “interessati”. Inoltre, questi “interessati” non necessariamente vivono a poca distanza (la distanza fino a cui si possono udire i botti).
Ma allora cosa diamine sono questi fuochi d’artificio? “Molte etnie e culture non italiane hanno la tradizione dei botti per numerose ricorrenze” ci racconta l'esperto. “Per esempio, i primi dieci anni di matrimonio oppure la nascita di un figlio oppure l’annuncio di una promessa matrimoniale o anche una ricorrenza della loro religione”. Insomma, i botti servirebbero a festeggiare, come purtroppo fanno anche tanti italiani alla fine dell’anno e in alcune festività tradizionali.
Ma perché sempre negli stessi posti? "Proprio perché sono i posti dove vivono le persone che si riconoscono in quelle tradizioni".
Vabbé, ma perché sempre di notte? "Non è vero, spesso si sentono botti anche di giorno. E, comunque, siccome non sono consentiti, si preferisce farlo di notte per non essere eventualmente sanzionati".
Per ora, accettiamo queste spiegazioni. Ma restiamo vigili e attenti.
La lettera, però, continua: “Credo che il presidio in corso Palermo abbia semplicemente spostato i <pusher> magari a pochi metri di distanza. Mi chiedo cosa si possa fare perché questo pezzo di città non diventi territorio di nessuno”. La nostra lettrice tocca, stavolta, un punto assai dibattuto e complicato: le funzioni, l’efficacia e il protocollo “di ingaggio” del presidio multi-forze, attivo, esattamente da un anno, all’ingresso del mercato di piazza Foroni (lato corso Palermo).
C’è chi loda apertamente l’iniziativa perché, infatti, si è registrato un crollo delle malefatte che esasperavano gli abitanti, ma soprattutto i commercianti del mercato. C’è chi, invece, sottolinea come le attività delinquenziali siano solo transitate in due o tre strade collaterali, in pratica non risolvendo assolutamente nulla.
Da parte nostra (siamo solo cittadini di Barriera anche noi) ci limitiamo a rilevare che sono vere entrambe le versioni. Di sicuro, è cambiata l’aria per quanti hanno banchi e chioschi nel mercato. E questo, comunque, è un bel risultato. Purtroppo, ulteriori risultati non sono evidenti. Ma il punto è che, per ora, altri risultati non potevano esserci.
Nel bene o nel male, siamo in una repubblica parlamentare, democratica, civile, in cui le leggi (anche se imperfette o addirittura sbagliate) sono e devono essere l’unico solido orientamento delle azioni istituzionali, soprattutto quando si tratta di azioni militari o delle forze dell’ordine. Tutto ciò comporta limiti, vincoli e restrizioni di cui (lo sappiamo bene) approfittano i delinquenti (i quali non hanno affatto limiti, vincoli e restrizioni). Attenzione: i delinquenti sono delinquenti proprio perché NON HANNO limiti, vincoli e restrizioni. I non delinquenti sono non delinquenti proprio perché HANNO limiti, vincoli e restrizioni.
Allora, l’alternativa non è lasciare briglia sciolta a soldati e agenti. Non lo è per il semplice fatto che diventare uguali al nemico da combattere può portare sì a rapide soluzioni (ti sparo se tu mi spari, e forse vinco io perché io ho un'arma di precisione), ma conduce a derive pericolosissime e, comunque, allo snaturamento e travisamento di tutto ciò che siamo (faccio del male per eliminare chi fa del male, occhio per occhio dente per dente, insomma divento malamente pure io).
L’alternativa, quindi, è trovare una giusta (delicata, complicata) via di mezzo per mettere i nostri difensori in grado di essere più incisivi ed efficaci, perché ora i tempi richiedono soluzioni più versatili, immediate e produttive. Ecco, l’individuazione della “giusta via di mezzo” è sciaguratamente lunga, fatta di step progressivi e di valutazioni attente.
Il presidio di corso Palermo è stato un primo passo. Lo applaudiamo e lo riteniamo utile. Ora si proceda nel miglioramento e nell’ampliamento dell'iniziativa affinché nessuno possa dire che si tratta solo di una operazione di facciata, di una sorta di furbesco “maquillage” fatto di statuine in 'mimetica' esposte in bella mostra. Sarebbe offensivo per noi e anche per gli stessi ragazzi in divisa che passano le loro giornate in piedi, con le armi in mano.
Allo stesso tempo, signori amministratori e governanti, per favore, fate le cose con intelligenza, ponderazione e rispetto delle garanzie costituzionali (ma fatele!) affinché nessun sospettoso ipergarantista possa mai gridare allo scandalo o accusarvi di avere intenzioni belliciste e sovversive. Avete un compito difficile, cari esponenti della 'cosa pubblica'. Ma siete stati messi ai vostri posti per questo (le cose facili le sappiamo fare pure noi semplici cittadini). Aspettiamo risposte sempre migliori. E concreti passi avanti nel 2025. Buon lavoro!
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