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FAIDA ROM DI SAN VALENTINO, UN ARRESTO

  • Immagine del redattore: facciamobarriera
    facciamobarriera
  • 4 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

All’indomani dell’incendio al camper parcheggiato in corso Taranto 122 girava voce che a bordo ci fossero alcuni parenti di Karlo S., il rom quarantacinquenne proprietario del mezzo. La notizia è stata appena confermata da una nota stampa del Comando provinciale dei Carabinieri. Un uomo, colpevole di aver innescato il rogo per vendetta, è finito in carcere. Si tratta di un rom di 42 anni, accusato insieme ad altre due persone, ancora in fase di identificazione, di duplice tentato omicidio. Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio, sul furgone stavano, infatti, dormendo la sorella di Karlo e la nipotina di sei anni. Le due donne hanno corso un rischio serio: potevano restare intossicate o anche peggio, invece si sono salvate perché hanno avuto la prontezza di scendere dal camper per darsi poi alla fuga.  


Le fiamme furono causate dal lancio di alcune bottiglie incendiarie all’interno del mezzo. Soltanto un’ora prima erano andati a fuoco alcuni veicoli posteggiati nel cortile del condominio Atc di via Bologna 267, dove si trovano tre alloggi che alcuni nomadi imparentati tra di loro, i rivali di Karlo S., avevano occupato da tempo (uno è stato sgomberato di recente). In quei giorni stava andando in scena la faida rom, finita poi alla ribalta della cronaca nazionale.


Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la vicenda va fatta risalire al litigio scoppiato durante una festa di matrimonio che ha avuto luogo la sera del 13 febbraio, in un pub di via Massari. Protagonisti della violenta rissa, all’interno del locale, alcuni membri di due famiglie rom in forte contrapposizione, tra cui appunto Karlo S. Tutto comincia lì per poi spostarsi nel cortile di via Bologna 267 e successivamente in corso Taranto, all’angolo con via Mascagni.


Nella mattinata del 31 marzo successivo, come spiega la nota stampa, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, che ha preso in esame il provvedimento, non ha convalidato il fermo ritenendo non sussistente il pericolo di fuga, ma “contestualmente ha disposto la misura cautelare in carcere: all’interessato sono stati contestati i reati di <tentato omicidio aggravato e porto di bottiglie incendiarie>, tutti commessi in concorso con altre persone in via di identificazione”.

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