Alla fine torna sempre. Di nuovo lui, quel rom bosniaco di cui vi abbiamo già parlato in precedenza. Ha 73 anni ed è un rifugiato che pertanto gode di un visto di protezione internazionale. Continua da mesi a fare il giro dei tre giardini (Bottesini, Impastato, Respighi). Il tour, in verità, era partito dal trincerone (via Sempione angolo via Monte Rosa). Da lì era stato mandato via e allora ha deciso di spostarsi in luoghi “più confortevoli” dove ci sono anche le panchine per dormirci su.

Stamattina in piazza Bottesini sono arrivati tre mezzi dell’Amiat e la Polizia municipale a ripulire il giardino dove lui si era costruito la sua “capanna” da un po’ di tempo con materiale di recupero. A farci la segnalazione una nostra lettrice, Katia. “Tutti i giorni noi residenti chiamiamo i vigili e la polizia per chiedere che venga allontanato – ci scrive -. Ma a quanto pare non serve a nulla. Tra l’altro è anche pericoloso perché per scaldarsi accende i falò, a due passi soltanto dalla pompa di benzina. E poi non è solo, con lui ci sono sempre altri due o tre senza fissa dimora”. Così nell’arco di poche ore l’area verde si trasforma in un immondezzaio perché questi vagabondi hanno il vizio di raccogliere tutto ciò che trovano per strada e nelle pattumiere per accumularlo in queste loro “case” di fortuna.

Riassumendo: le forze dell’ordine lo mandano via e lui si sposta soltanto di qualche isolato trascinandosi dietro la sua corte dei miracoli. E non c’è niente da fare perché il vagabondaggio non costituisce reato. Inutile portarlo in Commissariato, scattargli foto, prendergli le impronte, denunciarlo a piede libero. Strade già tentate che non hanno prodotto risultati. Il suo nome è ben noto alle forze dell’ordine, anche perché gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato. Di certo sbaglia chi gli offre coperte, cibo e bevande perché se continuerà a trovare questo tipo di aiuti non se ne andrà mai dai giardinetti pubblici, mentre potrebbe essere accolto in un dormitorio. Così, in cerca di risposte per la nostra lettrice Katia, ci domandiamo se i servizi sociali non possono proprio fare nulla.
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