Torino suona l’allarme sul cosiddetto “overtourism” ossia l’arrivo nelle grandi città di masse sempre più ingestibili di turisti. Flussi così cospicui e travolgenti da aver indotto la nascita di movimenti che al grido di NO TOURISTS non solo manifestano - chiedendo limitazioni agli accessi dei vacanzieri - ma boicottano l’arrivo dei visitatori in molti modi (arrivando a minacciarli).
Succede in molte località del mondo, ormai invivibili a causa della folla di viaggiatori che dilaga ovunque (per esempio, a Barcellona dove il grido TOURISTS GO HOME è diventato FUERA TURISTAS). Uno dei punti di maggiore frizione è la scarsa spesa che sono disposti ad affrontare i gitanti (quindi con poco beneficio per i residenti, i quali assistono a vere e proprie invasioni senza ottenere nessun ritorno economico).

Confidando nei B&B più economici, i turisti del nuovo millennio si portano anche pacchi di pasta e scatolette alimentari da casa, quindi non mettono mai piede negli alberghi e nei ristoranti, dirigendosi in prevalenza verso musei e mostre ad accesso libero (oppure girovagando senza meta nelle strade e nelle piazze).
Di questo e di altri “effetti collaterali” del turismo selvaggio si sono occupati, nel corso di una apposita commissione convocata a Palazzo Civico, la presidente di Ascom Confcommercio, Maria Luisa Coppa, e l’Assessore comunale al Commercio, Paolo Chiavarino.

Naturalmente il turismo d’assalto presenta un altro lato della medaglia, anch’esso nefasto, e cioè la pressoché totale esclusione delle periferie. Chi scrive ricorda il proprio stupore quando, camminando in Barriera di Milano, venne fermato da una coppia di ragazze straniere che chiesero indicazioni su come raggiungere un certo indirizzo. Una scena che in centro è assolutamente consueta sembrò davvero surreale a Torino nord.
Maria Luisa Coppa si è detta preoccupata dalla prospettiva che a Torino accada quanto si sta verificando in città turistiche come Venezia e Firenze, dove le aree del centro sono ormai talmente intasate dai vacanzieri da risultare completamente snaturate (e abbandonate dai veri cittadini): “a Torino non abbiamo raggiunto distorsioni di questo tipo, ma sono necessarie politiche precise per evitare che sotto la Mole si perdano specificità e caratteristiche ultrasecolari”.
Importante il resoconto di Paolo Chiavarino sui numeri della ricettività torinese. Tra l’altro, l’Assessore ha ricordato che “il capoluogo piemontese conta su 125 alberghi veri e propri, ma il numero tocca quota 147 se si includono le residenze turistiche”.
Entrambi concordano sulla necessità di rianimare le periferie poiché questa operazione consentirebbe sia di dirottare i turisti fuori dalle zone più battute e inflazionate sia di revitalizzare quartieri marginalizzati e vittime di spirali al ribasso (in termini di decoro urbano e conseguente qualità della vita).
Facciamo Barriera coglie l’occasione per invitare Coppa e Chiavarino in Barriera di Milano per affrontare al più presto questi temi, fra i quali spicca altresì la desertificazione commerciale, con troppi negozi che chiudono e scarse motivazioni per i piccoli imprenditori di aprirne di nuovi.
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