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IL CORTEO PER L'UOMO MORTO SUICIDA IN CARCERE

  • Immagine del redattore: facciamobarriera
    facciamobarriera
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Circa 200 persone hanno manifestato, nel pomeriggio di oggi martedì 27 maggio, in largo Giulio Cesare, per Hamid Bodoui, il 42enne marocchino, morto suicida in carcere il 19 maggio. Anarchici e membri dello spazio popolare Neruda, del collettivo Ujamaa e del centro sociale Gabrio si sono dati appuntamento proprio nel punto in cui l’uomo era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, dopo aver dato in escandescenze davanti alla tabaccheria all’angolo con via Feletto. Pochi i residenti che hanno partecipato al presidio, alcuni commercianti hanno preferito chiudere le serrande e andarsene.


Sullo striscione in testa al corteo si legge "Hamid è vivo! Basta razzismo della polizia". Al microfono gli organizzatori chiedono vendetta per Hamid. Sui muri da giorni sono comparse scritte di rabbia e disprezzo nei confronti della polizia: “Sbirri assassini”. Tra i manifestanti qualcuno sventola la bandiera della Palestina.



La sorella Zahira si scaglia verbalmente contro i poliziotti, colpevoli a suo dire, di averlo picchiato e maltrattato. Afferma: “L’hanno portato in carcere e lasciato da solo sapendo che soffriva d’ansia, che stava prendendo medicine. L’hanno lasciato isolato, con i lacci delle scarpe, senza ascoltarlo, senza chiamare la famiglia o il suo avvocato”. Ovviamente le accuse nei confronti delle forze dell’ordine sono tutte da provare, in assenza di alcun riscontro. Il fascicolo, aperto dalla Procura, è per l’ipotesi di reato di “istigazione al suicidio”.


Hamid era emigrato dal Marocco a Torino 15 anni fa. Successivamente aveva scontato un mese di reclusione nel Cpr in Albania. Appena rientrato in città è finito in manette in largo Giulio Cesare sabato 17 maggio. All’alba del lunedì successivo si è tolto la vita nel carcere Lorusso e Cutugno, poco prima di essere condotto in Tribunale per l’udienza di convalida dell’arresto. Aveva una dipendenza da crack, non spacciava, ma viveva di espedienti, compiendo furti e rapine all'occorrenza.

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