Il 16 dicembre si avvicina. È la data indicata da Poste Italiane per la chiusura di cinque uffici di servizio pubblico a Torino. Uno dei cinque è in via Verres, sotto il cielo di Barriera di Milano.
Lunedì 18 novembre c’è stato un sit in proprio davanti alla sede di via Verres, organizzato da Slc Cgil Piemonte e Spi Torino. Hanno partecipato i cittadini della zona per chiedere di non abbassare le saracinesche su un ufficio piccolo (due dipendenti) ma molto frequentato per le tradizionali operazioni da sportello: pensioni, bollette, raccomandate.
Questo è il problema: Poste sta cambiando pelle trasformandosi in erogatore di servizi finanziari. Pertanto, non ha interesse a tenere aperti gli sportelli classici che però sono quelli più utili soprattutto alla popolazione anziana e meno digitalizzata che, magari, avrebbe più difficoltà a effettuare da computer o telefonino le normali operazioni oppure a raggiungere altri uffici più distanti.
Il sindaco di Torino, Stefano Lorusso, aveva già comunicato la contrarietà della Città alla chiusura delle cinque filiali (oltre a quella di via Verres, sono interessate dal provvedimento le sedi di via Guicciardini, corso Casale, via della Parrocchia e via Nizza). Ora il primo cittadino alza i toni e minaccia di “agire in giudizio a tutela della cittadinanza”.
La faccenda travalica gli aspetti pratici e operativi. Smantellare la sede di via Verres è un pessimo segnale di impoverimento dei servizi pubblici in un quartiere come Barriera che sta facendo di tutto per dare sostanza a una rinascita effettiva e a un vero rilancio della vivibilità e della vita sociale.
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