Alle 10,30 di lunedì 18 novembre le bandiere rosse della Cgil sventolano davanti all’ufficio postale di via Verres, uno dei cinque destinati a sparire dalla città di Torino per decisione di Poste italiane.
Slc Cgil Piemonte e Spi Torino hanno organizzato un presidio per opporsi alla decisione presa, definita come “scelta inaccettabile”. “Ne risentirebbero in particolare gli anziani e le persone più vulnerabili che non possono accedere facilmente ai servizi digitali” spiegano i sindacalisti.
L’ufficio di via Verres si caratterizza per il notevole afflusso di utenti, ovvero, come dice Poste italiane, ha un’alta "pedonabilità". Ci lavorano due persone soltanto, un operatore e un direttore, i quali eseguono mediamente 200 operazioni a testa ogni giorno. Chiuderlo vorrebbe dire causare un profondo disagio ai cittadini di quella porzione del quartiere.
“Poste sta abbandonando gradualmente l’idea del servizio universale, che, comunque, è obbligata a garantire, a favore, invece, di operazioni speculative - afferma ai nostri microfoni Salvatore De Luca della Slc Cgil Torino e Piemonte -. Poste punta a fare concorrenza agli istituti bancari. Questo di via Verres è un ufficio che si trova in una zona popolare dove non sono richieste operazioni finanziarie speculative. Qui ci abitano persone 'comuni' che vanno all’ufficio postale per il ritiro della pensione, per le raccomandate, le Postepay e i conti correnti. Per questo Poste italiane vuole chiudere l’ufficio di via Verres, perché qui non può fare speculazione. Noi non ci stiamo!”.
Al presidio prendono parte anche alcuni esponenti del Pd: i consiglieri comunali Antonio Ledda e Pietro Tuttolomondo nonché la consigliera regionale Nadia Conticelli. ”In territori particolarmente fragili, come Barriera di Milano, dove i cittadini hanno problematiche di ogni tipo, soprattutto dal punto di vista digitale, e l’età delle persone è piuttosto avanzata, questi presidi devono essere mantenuti perché la loro chiusura causerebbe grosse complicazioni ai residenti” afferma Ledda.
“Su questo territorio si sta investendo in sicurezza e riqualificazione e contemporaneamente si chiudono servizi pubblici, vanificando gli investimenti in atto – spiega Conticelli -. Se l’ufficio di via Verres chiuderà a metà dicembre, come previsto da Poste italiane, dove ora c’è un servizio di prossimità dovrà arrivare il presidio delle forze dell’ordine, per risolvere un problema creato dallo Stato stesso. Questo significa prendere in giro i cittadini e non avere rispetto degli investimenti pubblici”.
Al fianco dei residenti che protestano contro l’imminente chiusura dell’ufficio di via Verres si schiera anche il Comitato Barriera di Milano, pronto ancora una volta a scendere in campo al fianco dei cittadini più vulnerabili. "In Barriera ci sono sempre meno servizi essenziali, ma sempre più negozi multietnici. Avanti di questo passo il quartiere diventerà presto un malato terminale – afferma Giuseppe Dramisino a nome del Comitato -. Non si aggiunga un ulteriore disagio ai già tanti con cui noi di Barriera dobbiamo ogni giorno fare i conti. La digitalizzazione dei servizi non è una soluzione accettabile in un quartiere in cui la popolazione è piuttosto anziana e poco tecnologica. Se l’obiettivo è quello di rendere più efficiente, rapido e sicuro l'accesso ai servizi, è necessario che l’ufficio di via Verres non venga cancellato”.
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